La Champions 2012 invita il Napoli. La rivelazione italiana in Europa fino agli ottavi. Una estrosa regia ha rimosso ostacoli, squilibri tattici, complessi. Tutto cambia in un giro di vento. Ricorderete, due punti in 5 partite, 2 pari e 3 sconfitte con 13 gol presi dopo la sberla del Chelsea, una eliminazione con trauma. Tutto cambia in una settimana da ricordare. Dal buio di una crisi desolante il Napoli esce con due vittorie comode: domenica con il Novara, ieri a Lecce. La classifica non mente: premia una squadra che ha saputo perdere, pentirsi, rigenerarsi. Ora sono allo stremo proprio Lazio, Udinese e Roma, le concorrenti. Non solo i sei punti: in 4 giorni sono cambiate le prospettive, ma si rilevano ben sei novità temeva l’incontro di sabato prossimo con la Roma, dopo il suo sorpasso. Trova invece società e squadra sconvolte. Un ambiente devastato da polemiche interne e sconfitta: Delio Rossi, ex Lazio, ha ormai segnato il tramonto di un enigmatico profeta, Luis Enrique, incompreso guru delle Asturie. Ad un punto dalla Lazio terza, il Napoli arriva per caso. Lo choc di Londra è superato. La prima novità è Dzemaili. Un nome che è l’eco dei rimorsi. Quella notte, 14 marzo allo Stamford Bridge, si bloccò Maggio. La sostituzione fu l’inizio di una crisi. L’ingresso di Dossena e il trasferimento di Zuniga a destra si rivelò un doppio errore. Il Napoli crollò su tutt’e due i versanti. Dzemali poteva forse rimettere a centrocampo in ordine i conti con gli inglesi, non esiste la prova, ma il dubbio è insidioso, perché la decisione fu ripetuta dal caparbio Mazzarri nei due successivi infortuni di Maggio, con gli stessi infelici esiti. Dopo il catastrofico test con Cavani, Lavezzi, Pandev e Hamsik insieme, il Napoli passa dall’assetto spregiudicato alla più gratificante prudenza. Fuori Lavezzi e tornato Maggio, ha rafforzato il centrocampo con Dzemaili. Novara e Lecce, intimoriti subito da una squadra poderosa e bilanciata, sono stati liquidati senza affanno e senza prendere mai gol: 2-0 e 0-2. Si aggiungano altre 5 note positive. Con Dzemaili soffrono meno Inler e Gargano, spesso soffocati dall’inferiorità numerica. Hanno reagito bene agli scorbutici Del Vecchio e Blasi, l’ultimo con grinta e rancori fino alla cima dell’eccentrico codino. Il centesimo gol italiano di Cavani, ventunesimo in campionato, rasserena il campione in ansia per il suo futuro e l’ambiente. Maggio supera la psicosi di noie muscolare e non teme di perdere gli Europei, anzi giocherà meglio per difendere l’altra maglia. La ritrovata freschezza atletica è più evidente con gli equilibri tattici: ci si stanca meno se non si corre a vuoto. Ieri ha potuto imporre un ritmo basso sfruttando la superiorità tecnica nel palleggio su un Lecce disorientato. È stato esorcizzato il timore di incontrare formazioni speculari: il Novara e il Lecce avevano la difesa a 5 per arginare gli esterni. Zuniga si è misurato con Cuadrado e Maggio ha costretto Cosmi dopo mezz’ora ad escludere il mancino Brivio, ormai travolto e piegato come un giunco su quella corsia. Mazzarri ha schierato la squadra con acume tattico, gli fa onore anche il giudizioso 4-4-2 del finale, uno strappo alla sua vanità di teorico della difesa 3. Ma lo stop di Campagnaro ha consentito un ulteriore riequilibrio con Fernandez e Maggio nella difesa a 4. Altra perla: il gol di Hamsik su limpido calcio piazzato di Inler, con la scenografica finzione degli altri che avanzano in massa per creare spazio davanti allo slovacco, è un artificio ideato e mandato a memoria. Sintomo di squadra che ritrova estro e serenità per dedicarsi alla ricerca di gol in laboratorio.
Fonte: La Repubblica