“Tre minuti, solo tre minuti”: cantava qualcuno…Ormai non riesco più ad ascoltare questa canzone che subito mi tornano in mente gli ultimi tre minuti di Roma-Napoli. C’è chi mi dice che non ci devo pensare più, che siamo comunque terzi. Beh!, si, è vero. Ma per convincerci di ciò abbiamo dovuto imparare cosa sia una classifica avulsa. E fare calcoli su reti fatte, reti subite, reti regalate, reti sbagliate, gare vinte, gare perse, gare regalate, gare miracolate.
Capirete che si va allo stadio, sì, ma con lo spettro della follia dell’87° all’Olimpico e la consapevolezza di dover tenere un occhio ancora agli altri.
E’ il primo maggio. Festa dei lavoratori, degli ex lavoratori e degli aspiranti tali. Noi ci riposiamo un po’, i nostri azzurri l’hanno fatto già abbastanza in quegli ultimi maledetti tre minuti.
Arriviamo al campo prestino, il parcheggio ai campetti ha ancora parecchi posti liberi, ma noi corriamo a prendere quelli sugli spalti. Mentre ci avviamo all’ingresso della curva sentiamo un bimbetto che dice al papà di non voler mettere la sciarpa. La risposta del papà è pronta e sincera: “Non ti fanno entrare senza.” Mi sembra giusto. E penso che un domani mio figlio non si permetterà mai di dire una cosa del genere.
Entriamo in curva, solita palpatina allo zaino e ai chicchirichì, timida perquisizione di felpa e jeans e si entra. E subito notiamo il campo stranamente innaffiato da diabolici congegni che sputano acqua a raggiera. Mai visti prima, ma soprattutto ci chiediamo a cosa servano visto che sta piovendo.
L’argomento iniziale di conversazione è ovviamente: “Hai fatto il biglietto?”. La testa è alla conquista del terzo posto, sì, ma anche alla finale di Coppa Italia e vogliamo assicurare la presenza di tutti. Attendiamo colui che ha preso in mano la situazione per prenotare un pullmino per tutti. Lo attendiamo invano, almeno fino al nostro primo goal. Momento in cui si è improvvisamente materializzato al suo posto, davanti a me, come se avesse scavato un tunnel sotterraneo fin lì. Appena arrivato, da un paio di file dietro si è sentito: “Giusto in tempo sei arrivato, giusto in tempo!”. E dopo due secondi netti Pandev si procura il rigore e Cavani, incredibilmente, lo segna.
Senza dubbio, stasera è lui il nostro portafortuna. Lui e i nostri immancabili chicchirichì che cominciano ad essere provati dal caldo.
Prima di allora un chiacchiericcio da bar: qualcuno vorrebbe Jovetic al Napoli, qualcun altro vorrebbe Insigne, qualcun altro tutti e due. C’è chi invece non vuole rinunciare al Pocho, salvo poi lasciare qualche ragionevole dubbio al suo ingresso. E c’è anche chi ha il naso completamente chiuso per l’allergia, tanto che lo spray appena spruzzato nella narice torna dietro e fuoriesce come nelle migliori scene pulp. In effetti, a ripensarci, non è stato un bel momento.
Non è neanche una bella immagine quella di chi arriva allo stadio dopo aver mangiato e bevuto come se fosse festa e che riesce ad addentare il suo chicchirichì scaramantico solo dopo aver sentito: “Poi te lo porti sulla coscienza!” Al massimo avrebbe potuto vomitare e salutare la “curva più pulp del mondo”.
Da un lato, quindi, chi festeggia la festa dei lavoratori banchettando, dall’altro chi festeggia la festa dei lavoratori…lavorando! E allora ci fa pesare la nostra nullafacenza ricordandoci appena suoi assurdi orari, lui che lavora in un bar a Pompei nell’apertura dell’anno mariano. Comprendiamo e compatiamo.
Prima del fischio d’inizio, le due curve e i distinti dedicano un pensiero al grifone e al brutto momento che sta attraversando. E i brutti momenti che hanno attraversato gli altri tifosi, non ultras che erano al Marassi qualche giornata fa.
La partita comincia puntuale. Pandev dentro, Pocho fuori. Una decisione che farà discutere. O forse no. Pandev ci toglie le parole di bocca con una prestazione impeccabile, un grande assist per il secondo goal di Hamsik e un’esultanza sul rigore procurato che non lascia dubbi sull’attaccamento a questa squadra. L’abbiamo notato e al momento della sostituzione glielo restituiamo tutto con un bell’applauso.
Sul 2-0, uno dei nostri deve essere incoraggiato a “restare positivo” che col Catania si è chiamato il pareggio con una negatività degna della Famiglia Addams. Per fortuna funziona. Così come ha funzionato la “controseccia” nei confronti di chi è venuto al San Paolo fino a questo momento a vedere solo sconfitte.
Insomma, andiamo via contenti, ma consapevoli che tocca aspettare al giorno dopo per esserlo del tutto. E ci sono altre due gare.
Tornando all’auto, un venditore di panini alla brace urla: “Magnatevi ‘o panin’e Natal’!”.
Beh! Speriamo che Babbo Natale abbia letto la nostra letterina.
Articolo modificato 8 Mar 2022 - 14:53