Bologna nuovamente crocevia del successo. A 25 anni dallo Scudetto legittimato al Dall’Ara

Una storia già vissuta. Un intreccio di emozioni, ogni qual volta il Napoli sale a Bologna. Il Dall’Ara, dolce ricordo per chi, 25 anni fa fu partecipe della conquista del secondo tricolore azzurro, una partita che poteva riservare mille insidie, ma che la classe di Maradona, Careca ed Alemao resero poco più di un allenamento. Fu un 4:2 perentorio, in la partita già in ghiaccio dopo un quarto d’ora, con il Napoli avanti per 3:0, grazie al mortifero uno-due-tre inferto da Careca, Maradona e Francini.
Ininfluente il quarto gol di Alemao, in un secondo tempo dove, in pratica, si attendevano buone nuove da Verona, che per fortuna giunsero, sottoforma del gol di Pellegrini che regalò la vittoria agli scaligeri e il tricolore a Maradona e compagni.

Una vittoria, dunque,  ancora più dolce, una volta appresa la disfatta del Milan nella “fatal Verona”, dove anche esempi di correttezza come Sacchi e Van Basten persero staffe e Scudetto, facendosi cacciare fuori da Lanese.
Come si può dimenticare la scena della maglia gettata via dal centravanti rossonero? Un gesto a simboleggiare la perdita di ogni speranza di vittoria dello Scudetto che, difatti, fu cucito sulle maglie azzurre una settimana più tardi, allorquando il Napoli battè la Lazio al San Paolo, e assicurandosi la vittoria che fu bagnata dai crismi dell’ufficialità e dell’aritmetica. Ricordi dolci, a cui si spera di dare un seguito oggi.

25 anni più tardi, infatti, Bologna e Napoli si reincontrano alla penultima giornata di Serie A; non ci sarà Scudetto in ballo, ma comunque una qualificazione in Champions League che il Napoli insegue da svariati mesi e che solo in quest’ultima settimana è riuscito ad agguantare, sfruttando qualche turno favorevole di campionato e soprattutto le continue defaillances delle dirette concorrenti al terzo posto, delle quali solo l’Udinese sembra reggere il passo.

Maradona, Careca, Carnevale nel 1989, Cavani, Hamsik, Pandev nel 2012. Un paragone oggi irriverente tra due generazioni di calciatori accomunati però da un imperativo categorico, adesso come allora: vincere a Bologna. Non si può prescindere da questo diktat che 25 anni fa significò Scudetto e che quest’anno potrebbe significare Champions League, un traguardo troppo ambito da squadra, società e tifoseria che, in questo quarto di secolo, ne hanno vista di acqua scorrere sotto i ponti, ma non sempre acqua purissima.

Dal secondo alloro tricolore, poche luci e troppe ombre sul Napoli, gestito in maniera troppo approssimativa da punto di vista economico-aziendale e che ha avuto come unico risultato positivo solo una finale di Coppa Italia nel 1997 per poi retrocedere due volte, nel 1997-1998 e nel 2000-2001, dopo il quale ci fu la lenta discesa verso il baratro del fallimento.

Oggi il Napoli rivede la luce, con De Laurentiis che ha ridato lustro ad una società e ridando dignità ad una città troppo spesso calpestata da problemi sociali, forse più oggetto di luoghi comuni e leggende metropolitane che di fatti oggettivi.
Il Napoli è una realtà del calcio italiano, che combatte per i primi posti della classifica, una cosa impensabile solo un lustro fa. Merito del presidente e di tutti i dirigenti/allenatori/calciatori che in questi sette anni di gestione si sono avvicendati.

Si riparte da Bologna, dunque, ove domenica si giocherà il terzo posto e numerose chances di accesso in Champion League. La speranza sarà quella di rivedersi tra qualche anno, magari proprio al Dall’Ara, per rigiocarsi lo Scudetto, così come 25 anni fa, per chiudere un cerchio di vittorie e soddisfazioni che questa squadra sicuramente merita. Forza ragazzi.

 

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