Ruzzola il Napoli, va giù come un sasso nello stagno della classifica, senza che nessuno sospettasse che potesse finire così e forse non lo immaginavaLe opportunità spesso diventano errori e gli errori non portano punti in classifica. E qui casca il Napoli che rotola in basso. È quasi impossibile ritrovare nella scialba sconfitta con il Bologna i segni di quella compagine che – sino a domenica scorsa – aveva ricominciato a vincere con disinvoltura e che in questo campionato, dopo una pessima serie, aveva messo il proprio sigillo vittorioso nelle ultime quattro partite: tre successi ed un pareggio.
Purtroppo dinanzi ai diecimila tifosi che erano arrivati sino allo stadio ai piedi della collina di San Luca è ricomparso il Napoli smarrito e senza protezione, privo di barriere. La fase difensiva è ritornata ad essere il cruccio di sempre: per accorgersene basta osservare le maglie larghissime sul gol di Diamanti e constatare che il Napoli in un match da svolta in classifica è tornato ad essere nudo, spoglio di ogni orpello, con i limiti strutturali di una squadra senza eccellenze. Ovvero la sindrome da match ball: mancano i calciatori importanti capaci di gestire le partite importanti. Non basta vincere, occorre non fallire mai dinanzi alle date della propria storia calcistica. A comprovarlo sono i numeri, che parlano un linguaggio chiaro e non equivocabile: tredici pareggi e nove sconfitte, quasi tutte determinanti. Si arriva poco lontano, di questo passo, anzi si torna indietro. Eppure tocca a Mazzarri trovare il modo di rendere meno amara la stagione. Come, non si sa. Certo è che la Champions è quasi svanita e chi perde in questo modo col Bologna non può ragionevolmente confidare in un miracolo all’ultima giornata. Così, per essere meno ipercritici, occorre sottolineare che pure per la partita di ieri le attenuanti si trovano: una serie di pali e traverse – quattro o forse cinque – centrati, il tiro di Cavani su Agliardi, quello di Hamsik, il dominio in termini di possesso palla. Il paradosso è che, durante il periodo felice ma sfortunato, molti pronosticavano: e vedrete quando entrerà in campo Lavezzi. Si è visto, ma l’ingresso è coinciso con un netto peggioramento.
Insomma, la corazzata Napoli si è incagliata, converrebbe chiudere qui il campionato e farsene una ragione se la qualificazione in Champions non fosse ancora possibile in virtù di un filo di aritmetica speranza. Troppi errori in estate, troppi equivoci sul mercato. La squadra è tornata in crisi d’identità e, salvo sussulti d’orgoglio, non nutre più molta fiducia in se stessa. Mazzarri aveva iniziato la stagione con una rosa che sembrava completa di centrocampisti e marcatori, l’ha terminata utilizzandone una percentuale estremamente ristretta. Non è tutta colpa dell’allenatore, ovviamente. Anche su giocatori e società gravano responsabilità non secondarie. La difesa è esposta ai quattro venti, s’è visto anche col Bologna che ha segnato due bei gol, senza, però, creare altre occasioni. Siccome le disgrazie non vengono mai sole, il tonfo del Napoli è stato accompagnato dalle vittorie dell’Udinese e della Lazio che allontanano di forza gli azzurri dal terzo posto. Bologna, dove i partenopei hanno colto successi «storici» (secondo scudetto, qualificazione Champions), si conferma una tappa da ricordare: stavolta, però, tristemente..
Fonte: Il Mattino