Di lei non è rilevante sapere quanti anni ha e dov’è nata e cresciuta.
La sua storia è uno spicchio di ordinaria realtà, nel quale tante altre donne, ragazze, signore, possono identificarsi.
Diretta, sincera, infinitamente dolce, ma tremendamente tenace e combattiva, non ha permesso all’amarezza delle vicissitudini della vita di contaminare la sua anima.
Trasparente, leale, schietta, onesta , spontanea, generosa, in ogni suo gesto, pensiero, parola.
La peculiare essenza che compone la sua persona, trapela dai suoi occhi, traspare dal suo sorriso.
“Mio padre è un ex calciatore, è stato lui a trasmettermi quella sua smodata passione per il calcio. Era lui a portarmi allo stadio, fin da quando avevo 5 anni.
Ma la passione che mi lega a questo sport, non si è limitata alla statica visione dell’evolversi delle dinamiche di gioco, poiché, ben presto ho deciso di cimentarmi personalmente nella pratica attiva, iscrivendomi ad una scuola calcio femminile.
Ho fatto parte di un progetto sociale, giocando nella squadra di Ponticelli “Calcio Napoli Parthenope” .
Ero un’attaccante con il vizio del gol, proprio come Cavani, segnavo circa 30/35 gol nell’arco di un Campionato.
Tant’è vero che fui anche convocata in Nazionale, quando l’allenatore era Carolina Morace, ma, a causa di un maledetto infortunio ho dovuto rinunciare.”
Da quel momento in poi, Francesca appende le scarpette al chiodo e ripone in un cassetto i sogni di gloria, perchè è stata chiamata a disputare la sua partita più importante, fuori dal rettangolo verde e per un arco temporale assai più esteso di 90 minuti.
Il sogno di ogni donna, fin da quando è bambina, è quello di diventare madre.
In alcune, è un’aspirazione assai marcata che trapela da ogni gesto.
In altre, si manifesta con il tempo, “quando ci si sente pronte”.
Ma si palesa, in tutte.
Quel desiderio è insito nel dna di ogni donna.
Sciaguratamente, non tutte riescono a sfamare quel naturale bisogno, non potendo, così, provare, sulla propria pelle, l’indescrivibile gioia di stringere tra le braccia un piccolo frammento d’ infinito, in cui è racchiuso la grandezza dell’essenza della vita.
Francesca è una di quelle donne che ha rischiato di vedersi negare quel sogno così “normale” per alcuni, ma, talvolta, tremendamente irraggiungibile per altri.
A volte, la vita sembra volerci mettere alla prova, prospettando scenari tortuosi, insormontabili, capaci di incutere un dolore lancinante che rende privi di lucidità , abile a risucchiare la forza necessaria per vincere quella lunga ed ostica battaglia.
Solo chi dispone dello stoicismo necessario, può trionfare, al cospetto di talune problematiche.
Così, Francesca ha dimostrato di essere un’attaccante di razza, vincendo la partita che l’ha portata ad alzare verso il cielo il trofeo più prezioso della sua vita: Irene, sua figlia.
L’amore per il Napoli non è svanito mai, anche nei momenti più bui, nel cuore di Francesca, i colori azzurri, primeggiavano, sempre e comunque e, adesso, è pronta ad imprimere nella sua bambina quella sana e sincera passione.
Proprio come ha fatto suo padre con lei.
All’indomani della festa della mamma, è ancor più gratificante raccontare questa storia, di passione, d’amore, di vita, della tenacia che trionfa.
Affinché la forza di Francesca e il suo lieto fine possano essere di conforto e di incoraggiamento per tutte le donne che lottano per potersi sentire chiamare “mamma”, un giorno, prima o poi.
Auguri, ancora, a tutte le mamme…In bocca al lupo a quelle che devono stringere i denti per diventarlo.
Luciana Esposito
Riproduzione Riservata
Articolo modificato 15 Mag 2012 - 13:07