Napoli,seduzione o amplesso? La resa dei conti

La stagione oramai vive solo per due squadre, Napoli e Juventus. Le altre hanno già smobilitato e nelle loro stanze segrete i dirigenti già programmano, già chiamano, già salutano chi ha deluso o chi, per il troppo far bene, si è attirato le bramosie di club più quotati. Domenica c’è la finale di Coppa Italia, non una semplice ciliegina sulla torta (quale torta poi?), ma essa stessa, almeno per noi, l’intera torta.

Vincerla regalerebbe ai tifosi un gaudio immenso, non tanto per il suo valore oggettivo, quanto per la soddisfazione, sempre unica, di sottrarla agli zebrati,e poi per quella languida, subdola, dolcissima sensazione di essere i primi, di alzare, dopo una magra di 21 anni, un trofeo.

Per troppi anni le strade di Napoli hanno taciuto, addormentate in uno spazio grigio, impigrite da un colore azzurro sempre più sbiadito. Due decenni a vedere “concittadini” sfilare a clacson impazziti per tributare onori e glorie a Milan,Inter e  Juve sono troppi. Abbiamo il diritto morale, sportivo, quasi legale, di mettere le mani sulla coppa. Non solo i giocatori, ma noi tutti, tifosi e  non, mariti e mogli, le quali,  solo per il loro sopportare i nostri dolori calcistici, ne hanno acquisito diritto.

La coppa andrebbe esposta al S.Paolo, nel cerchio di centrocampo, e lo sciame dei tifosi soddisfatto dovrebbe toccarla, sentirla, viverla con le proprie mani, come qualcosa di suo, principalmente suo. E a chi abiti lontano o per pigrizia rinunciasse al tocco salvifico, allora la coppa dovrà essere portata a domicilio. Una sorta di processione laica, itinerante, festante come una commedia di Aristofane.

E se non dovesse accadere? E se ancora una volta l’atto, già pregustato, non dovesse tradursi in liberazione? Se questa seduzione, che dura già da tre anni, continuasse ad essere tale? Questo è il punto, la questione inderogabile che ogni appassionato dovrebbe porsi. De Laurentiis ci ha dato tanto, sarebbe da stupidi, oltre che mendace, negare ciò. Dalle polveri ci ha riplasmati, dallo sconforto ci ha fatto ascendere a nuove altezze, dalla serie C ci ha trascinati, in una cavalcata impetuosa, al tempio pagano del nuovo millennio, la Champions. Ma il difficile non è salire, è rimanerci.

E qui iniziano le note dolenti. L’anno prossimo i nostri fedeli non faranno pellegrinaggio al tempio pagano, uno dei nostri idoli,  indiscutibilmente uno dei maggiori valori tecnici della squadra, Lavezzi, molto probabilmente saluterà la brigata. Per quale motivo? Diciamo nuovi stimoli, voglia di cimentarsi in un altro campionato, di rigiocare la Champions. Diciamolo pure, ma diciamoci anche che stiamo mentendo. Sì, stiamo mentendo, e lo sappiamo, ma dobbiamo ingannarci, dobbiamo far ricadere la colpa su colui che già chiamiamo traditore, perché non vogliamo vedere, perché la colpa deve essere sempre dell’altro, molto spesso del singolo.

Lavezzi va via per soldi, va via perché gli promettono un ingaggio quasi triplicato, va via perché il nostro presidente, fedele al tetto ingaggi, non vuole, o non può, pareggiare la posta. E allora? Che si fa? Oggi lavezzi, domani Cavani, dopodomani Hamsik, perché le bandiere non esistono più, tranne le nostre sempre pronte a colorare il S.Paolo. Il progetto a cosa ambisce? Ad un Napoli eternamente oscillante tra Europa League e Champions, senza mai la concreta e realistica speranza di vincerla? Senza mai l’alta probabilità di cucire sul cuore il tricolore? Ad oggi questo è lo scenario più evidente. E il presidente, il direttore sportivo, parlano e riparlano di crescita, di salite vertiginosi. Ma quali? Dove? E allora la Juve cosa ha fatto se noi abbiamo compiuto qualcosa di straordinario? Dobbiamo coniare un hapax per i nostri cari juventini?

Quest’estate sapremo, quest’estate vedremo chi andrà e chi verrà. Ma i nomi che circolano e le partenze che si profilano fanno pensare non ad un ridimensionamento, ma ad una stabilizzazione. Stabilirsi nell’anonimato degli almanacchi? Nelle parti medio-alte della classifica? Roma, Inter, Milan, Juve, tutte sembrano portare avanti propositi di crescita importante. Il Milan è inarrivabile oggi come oggi, la Juve è campione in carica e ha fatto intendere di voler spendere 40-45 milioni di euro per arrivare a un top player. E noi? Il parametro ingaggi è una zavorra, un Falcao, un Ivanovic non ce lo possiamo permettere. Quindi i giovani. Insigne, grande talento, ma se poi Mazzarri ci viene a dire che con i giovani non si vince? Come dobbiamo metterci d’accordo? Servono 3 campioni, ma quelli con la C maiuscola per lottare ad armi pari con Milan e Juve. Ma ce li possiamo scordare; ad oggi, sentendo la rigida morale economica del presidente, non ci resta che l’attesa del futuro fair-play finanziario che, nelle speranze dei suoi seguaci, dovrebbe portare a fallimenti e nuove configurazioni di potere. Ma oggi è oggi, domanini sarà domani. Allora Napoli, cosa vuoi fare da grande? Vuoi essere una bella donna, sempre pronta a sedurre ma che non concede mai l’amplesso?

Aspettando la tua risposta estiva noi, intanto, ben ci accontenteremmo dei preliminari di Domenica.

 

Carlo Lettera

 

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