Sono tutto questo le lacrime del Pocho a fine serata. Quelle lacrime, che all’insaputa di tutti, sono straripate come un fiume in piena su quel viso da fanciullo che non dimostra i suoi “suonati” ventisette anni.
C’era tutto in quelle lacrime, che hanno emozionato l’intero pubblico azzurro, già giustamente commosso da quella vittoria, da quel trofeo tanto agognato, desiderato e alla fine conquistato.
La versione del Pocho romantico, tenerone e amoroso, nessuna la conosceva. Il burlone, schivo, impacciato e timido non lasciava presagire una sensibilità che stringe di gioia il cuore dei suoi tifosi.
E allora il popolo napoletano si ferma, e pensa. E se quelle lacrime ,oltre alla gioia, celano la tristezza di un addio annunciato?
In cuor suo il Pocho sa di aver regalato l’ultimo emozionante ricordo alla sua tifoseria. E quelle lacrime, che l’hanno travolto con tanta avidità e veemenza , non potevano essere più fermate neanche dalla sua testardaggine e da quella apparente timidezza.
Il Pocho è esploso in un pianto liberatorio. E senza muover labbro ha detto tutto.
Fino all’ultimo secondo ha dimostrato che per quella maglia bisogna compiere imprese eroiche, che indossare quei colori significa amarli in maniera incondizionata, che un goal nella rete avversario è una piccola rivinciata di un’intera città. Perchè Napoli ti cattura dall’anima e ti lega per sempre alla sua terra.
Il Pocho lo sa che Napoli è unica, sola e inimitabile. Che la travolgente passione napoletana è ineguagliabile ed eccezionale. Che non troverà altre “Napoli” fuori dai confini partenopei.
E’ il caso di dire “vedi Napoli e poi muori” , attribundogli, come ovvio, un significato più metaforico che letterare. Una morte dell’anima, una morte nel cuore che toccherà sia i tifosi, che l’amato Lavezzi. Perchè Napoli non ti ha mai privato di niente, e ti ha sempre perdonato tutto. E un’amore così morboso te lo può riservare solo una città che del calcio ne ha fatto la sua riscossa, la sua rivincita. Solo Napoli.
Ormai , caro Pocho, sei entrato nella STORIA AZZURRA. E chi ha avuto l’onore di essere menzionato nelle pagine di questo librone, non è stato mai dimenticato. Di te parleranno , almeno altre tre generazioni future. Il tuo nome echeggierà tra le strette viuzze della grande Partenope, e di tanto in tanto qualche bambino, indosserà con orgoglio e fierezza quel 22 “marcato” Lavezzi.
Il pianto di domenica sera si è unito alle lacrime di un’intera città. Grazie di tutto.
Articolo modificato 21 Mag 2012 - 16:21