Giuseppe Gambaiani è in porta, come tutte le domeniche. Stringe i pugni nei guanti, si allunga sulla sua destra, ma la palla è troppo lontana. Forse entra.
E’ il secondo tempo di Cala Gonone-Tuttavista. Partita tirata. Spareggio per la permanenza nel girone H della seconda categoria.
Nel caso di una sconfitta il Tuttavista sarebbe retrocesso. Il punteggio è sull’1-0 per i padroni di casa. Un tiro dai venti metri sorprende il portiere ospite, e la palla, beffarda, danza sulla linea di porta.
Si accendono le polemiche. L’attaccante della squadra di casa protesta con vigore nei confronti dell’arbitro; “Non vedi che la palla è entrata? Lo hanno visto tutti!”. Il dirigente di gioco, di risposta, lo espelle. Altri giocatori arrivano in soccorso del proprio bomber a protestare contro l’arbitro. Risultato: un altro espulso.
Il clima si arroventa. Il direttore di gara si muove allora verso il portiere ospite, in cerca di conferme. Ed è qui che avviene il fatto.
Giuseppe Gambaiani, tra il rimorso e l’onestà, confessa: “Era gol” sussurra, tra lo stupore generale, soprattutto quello dei suoi compagni di squadra. L’arbitro, incredulo tra gli increduli, chiede nuovamente conferma: “La palla era entrata”, gli risponde ancora il portiere. L’arbitro convalida. Applausi dagli spalti, sorpresa in campo, rabbia da parte dei compagni. Ebbene sì, perché con il punteggio sul 2-0 la partita oramai è chiusa, e con lei se ne vanno le speranze di salvarsi. Giuseppe fa il muratore nella vita, ma si diverte a giocare per la squadra del suo paese. Il suo rimarrà un gesto nobile che tutti sapranno raccontare ma che in pochi, in una situazione come quella, riusciranno a ripetere.
Perché, alla fine, non importa se la partita si sia conclusa con una sconfitta (2-1 ndr) , non importa se è arrivata la retrocessione, non importa se una parte del paese gli si sia schierata contro. Giuseppe Gambaiani, da Galtellì, nel suo piccolo ha dato una lezione di vita a tutti quelli che usano questo sport meraviglioso per fare i propri comodi, per scommettere su tutto e su tutti, per infettarlo. Il calcio è altro. Chiedetelo a Giuseppe.
Raffaele Nappi