“L’ammissione alla competizione di un membro o di un club, direttamente o indirettamente coinvolto in attività tesa a organizzare o influenzare il risultato di un incontro a livello nazionale o livello internazionale, può essere respinta con effetto immediato, fatte salve eventuali misure disciplinari”. Così recita l’articolo 50 dello statuto dell’Uefa, al punto 3.
Queste parole pesano come macigni sul cuore di tutti i napoletani. Quell’esclusione dalla Uefa, traguardo raggiunto con ardore e fatica, potrebbe deprimere i calciatore e i tifosi, provocando , come lecito, altri addii e partenze dal Golfo di Napoli.
Tutto è cominciato nel 2011, quando l’ex portiere azzurro Matteo Gianello, tentò di “pianificare a tavolino”, in questo caso “a telefono”, il risultato di due partite, Lecce-Napoli e Sampdoria-Napoli. Le telefonate tra il portiere e i calciatori Cassato, del Chievo e Giusti, della Sampadoria sono state intercettate. Interrogati dalla procura napoletana, hanno ammesso le loro colpe. Insomma c’è stato il tentativo di manipolare l’esito delle partite.
Precisiamo, IL TENTATIVO.
In occasione della partita contro la Sampdoria, Gianello dichiarò apertamente ai suoi compagni che c’era la possibilità di essere ricompensati in denaro, se avessero agevolato e facilitato la squadra avversaria a chiudere con una vittoria la partita. Come risposta ricevette un secco No. I presenti erano Cannavaro a Grava.
Anche i difensori azzurri sono stati ascoltati, e rischiano un processo penale per non aver denunciato subito l’accaduto. Se a ciò si aggiunge che tutta la società è indagata per responsabilità oggettiva, cioè per il comportamento illecito dei suoi tesserati, pur essendo all’oscuro di questo losco “movimento”, la situazione diviene molto grave.
Sulla faccenda cala una massima riservatezza, sia da parte del club che della procura.
Ancora una volta, non si fa altro che parlare del “calcio sporco”. Quel calcio marcio che infetta il cuore di tutti quei tifosi che amano questo sport e lo vivono pienamente, con passione, accettando a testa alta e con onestà sconfitte delusioni e amarezze. Tutti coloro che ogni domenica popolano gli spalti degli stadi italiani, incuranti di pioggia, grandine o vento. Tutti coloro che rinunciano a una pizza con gli amici o al viaggio con la propria metà, per seguire i loro idoli. Tutti coloro che fanno del calcio una parte essenziale della loro vita.
Basterebbe alzare gli occhi, ogni volta che si scende sul rettangolo verde, e perdersi nella portentosa visione di tutti quei tifosi che urlano e cantano il loro amore per quella squadra, per quei colori. Inconsapevoli che i loro cori sono vani e inutili, per un finale gia scritto.
I tifosi non meritano questo affronto, questa disonestà e queste bassezze.
In attesa del “verdetto finale”.
Articolo modificato 31 Mag 2012 - 15:22