Difensore, non un difensore, ma “il” difensore.
Terzino, arcigno, dal fisico possente a tal punto da conferirgli quel soprannome: “Pal ‘e fierro“, palo di ferro.
Concetto forte ed efficace, utile ad esprimere che quel fisico massiccio ed il vigore che era capace di estrinsecare, raramente gli consentivano di avere la peggio nei contrasti, anzi, difficile era vederlo cadere a terra negli scontri di gioco con gli attaccanti avversari e questo dava la sensazione che gli avversari “sbattessero” contro un palo, di ferro, appunto.
Era il classico marcatore che “annullava” l’avversario, rendendolo inoffensivo ed inoperoso, muovendosi al confine di quella linea sottile che separa il regolamento e la fame dei 3 punti.
Nessun altro calciatore azzurro più di lui, meglio di lui, e, forse, neanche come lui, è riuscito ad incarnare il ruolo del difensore, del “marcatore”, del “palo di ferro“.
Indimenticabile, in tal senso, l’immagine della sua testa che teneva fermo il pallone, in prossimità della linea di porta, della sua porta, affinchè i guantoni del suo portiere lo arpionassero, prima che ci si agguantasse su un avversario, rischiando di essere preso a calci in faccia, pur di difendere il risultato.
Gesto emblematico di un attaccamento alla maglia da raccontare ai posteri quale simbolo di un amore che non conosce paura e che, nel suo stesso spirito di appartenenza, trova il coraggio e la combattività su cui costruire le vittorie che, poi, inevitabilmente, portano a sollevare verso il cielo i successi, quelli veri, quelli che fanno piangere di gioia la tua gente e che ti conferiscono la consacrazione della gloria eterna.
E‘ quando vinci le partite che entrano negli annali della storia del calcio che diventi un mito.
Uno scudetto, lo scudetto: il primo, due Coppe Italia, una Coppa di Lega Italo-Inglese.
Attraverso questi trofei, “pal’ e fierr’ “, si è conquistato il suo posto nell’ Olimpo delle divinità del calcio.
Scene come quella di un difensore disposto a farsi staccare la testa pur di lasciare inviolata la sua porta, sui campi del calcio moderno, non si riscontrano più.
D’altronde, un motivo ci sarà se, guardando al passato, inevitabilmente ci si ritrova a perdersi in pensieri e ricordi che si dissolvono in un sospiro di dolce malinconia…
Buon compleanno, Bruscolotti.
Luciana Esposito
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