Lorenzo “il magnifico”, “el nino maravilla”, gli aggettivi, i sostantivi, i soprannomi, quando si tratta di lui, Lorenzo Insigne, si sprecano.
Insigne, con un pallone tra i piedi, è capace di cose sublimi, soprattutto perché, utilizzando quell’ innato talento, riesce ad interpretare il calcio come un “gioco“, attraverso quei suoi peculiari e sopraffini colpi di estro, a base velocità e tecnica, che gli consentono di saltare con estrema facilità l’uomo, come se fossero birilli.
Insigne gioca perché ama giocare, animato dalla stessa passione che infervora l’animo degli scugnizzi dei quartieri, senza prendere tutto troppo sul serio, senza badare troppo alla cornice che, in questo sport, con sempre maggiore incidenza, finisce con l’ influenzare le dinamiche del calcio, condizionandole e, talvolta, rappresentando il maggiore elemento determinante.
Nel calcio degli scugnizzi la regola è: vince chi fa più gol.
Insigne quel regolamento l’ ha fatto suo, tatuandolo nel suo cuore da bambino e scende, sempre, in campo per onorare quella regola, prima di tutto.
Insigne gioca per divertirsi.
Traspare, con inequivocabile fermezza, da quel suo sorriso fiero ed estasiato di ragazzo innamorato di questo sport, capace di rendersene interprete genuino e raffinato.
Insigne potrebbe essere il ragazzo della porta accanto, quello che fa imprecare l’anziano pensionato per la pallonata contro il vetro della camera da letto, ostruendo il sereno decorso della pennichella pomeridiana.
Perché i ragazzi come Insigne, non possono attendere che arrivi “l’ orario consono” per prendere a calci la loro passione, perché, per quelli come lui, non esiste un istante della vita che non meriterebbe di essere vissuto giocando a pallone.
E quell’ amore viscerale cresce e vive dentro di loro, pronto ad esplodere nell’ urlo di gioia del pubblico che li acclama e li osanna come divinità e li aspetta sotto casa per strapparti un autografo.
Per quelli come lui, abituati a vivere dei piccoli, ma infinitamente densi, piaceri della vita, il regalo di compleanno più bello sarebbe vedere tanti Lorenzo giocare a pallone nei loro stadi: i quartieri, le periferie, gli androni dei palazzi, i cortili, indossando la maglia di Insigne.
Perché in ognuno di loro c’è qualcosa che racconta di lui e che li lega a lui e lui, di contro, si porta dentro, ancora e sempre, il credo di bambino innamorato, mai troppo stanco o troppo carico di compiti per non rispondere: “arrivo” ai compagni di squadra.
Dall’ essenza della sua anima, miscelata al suo esponenziale talento, nasce la stoffa del campione, con la quale, Insigne, da abile sarto del calcio, quale sta dimostrando di essere, saprà cucire un sontuoso vestito, abbastanza capiente ed elastico da poter avvolgere i sogni di tutti i Lorenzo o almeno, questo è l’ augurio più significativo che si possa fare a uno come Insigne.
Luciana Esposito
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Articolo modificato 4 Giu 2012 - 18:16