Lunga criniera biondo platino. Coltello tra i denti. Personalità da vendere. Anatolij Tymoschuk, centrocampista del Bayern Monaco, è il classico segugio rognoso, incubo dei fantasisti. Con lui alle calcagna, le impronte dei tacchetti sulle caviglie supereranno di gran lunga gli applausi del pubblico. “Un pallone strappato è per me come un gol per un attaccante”: è questa la sua filosofia. In rotta con il club bavarese, il calciatore ucraino ha chiesto espressamente di essere ceduto. Il Napoli è alla finestra. L’esperienza nel reparto nevralgico è uno dei fattori cardine su cui agirà il club di De Laurentiis nel mercato estivo. Gli uomini di sacrificio, quelli che fanno tanta legna in mezzo al campo, sono tra l’altro particolarmente apprezzati da Mazzarri. E poi “Tymo” non pare così indifferente al richiamo della piazza partenopea.
PROFILO. Anni 33. “Cattivo” e dallo sguardo glaciale. Spirito combattivo di un ragazzino. Lui che all’uscita da scuola si tuffava nei vicoli del suo paese e amava giocare a pallone con gente più grande. Lo calpestavano, gli tappavano la bocca. L’animo da duro nasce qui, nei tornei tra i palazzi a cui partecipava. Sopruso dopo sopruso ha imparato l’arte di ribellarsi. Ha affilato le lame e affinato la tecnica. Cresce calcisticamente nel Club Volyn, adocchiato ben presto dallo Shaktar Donetsk, in cui milita per dieci anni dal 1997 al 2007. Carico di trofei di tutto rispetto: 3 campionati, 3 coppe e una Supercoppa d’Ucraina. Capitano e leader indiscusso di una squadra che scalava posizioni nel calcio europeo. Nel 2007 approda allo Zenit San Pietroburgo, in due anni trionfa prima in campionato e poi in Supercoppa, fino allo storico successo in Coppa Uefa. Nell’estate del 2009 passa al Bayern Monaco, dove ha la possibilità di confrontarsi con grandi campioni senza mai sentirsi inferiore. Anche qui guadagna una Bundesliga, una coppa e una supercoppa. Perno inamovibile della sua Nazionale (116 presenze) e grande amico di Andriy Shevchenko, impressionò gli addetti ai lavori ai Mondiali tedeschi del 2006, quando l’Ucraina fu abbattuta ai quarti di finale dall’Italia campione del mondo.
CARATTERISTICHE E CURIOSITA’. Ha sempre portato un pezzo di Germania nel cuore. A dire il vero anche su un braccio. Sì, perché Tymoschuk è un grande ammiratore di Lothar Matthaus. Il suo allenatore in seconda ai tempi dello Shaktar custodiva la fascia di capitano del fuoriclasse tedesco, ricevuta in occasione di una gara tra Germania e Moldova. Scrutando l’idolatria viscerale di cui soffriva il suo biondo centrocampista, decise di cedergliela. Anatolij ha confessato di aver marchiato il suo bicipite con quello strato di stoffa. Non l’ha più tolta, indossandola anche al di sopra della sua fascia quando divenne capitano. Una sorta di talismano, secondo lui, per tutte le soddisfazioni europee raggiunte. Ora, però, quella Germania che in un modo o nell’altro caratterizza la sua carriera comincia a stargli stretta. Al Bayern ha poco spazio e vuole nuovi stimoli per rilanciarsi. Il costo del cartellino si aggira intorno ai 3 mln di euro, ma già a 2 si potrebbe intavolare una trattativa. De Laurentiis storce il naso leggendo la sua carta d’identità, essendo fedele alla politica dei giovani. Ma al Napoli un uomo di carisma manca e Mazzarri lo sa. Nelle gare in cui bisogna tirare fuori gli attributi spesso, anche i nostri campioncini, brancolano nel buio. Un vichingo balcanico tatticamente disciplinato che suona la carica, striglia i compagni e ne indirizza i movimenti è estremamente utile anche in chiave internazionale. Un centrocampo ridotto all’osso come quello partenopeo, inoltre, non può reggere ancora una volta tante competizioni. La sua classe non esattamente sopraffina è il tallone d’Achille, ma nel calcio moderno corsa, tenacia e senso della posizione possono sopperire a questo tipo di lacuna. Un elemento a suo favore è la duttilità, come ha dimostrato nella finale del 19 maggio contro il Chelsea, in cui ha agito da difensore centrale. Sappiamo bene quanto il mister azzurro sia invaghito di calciatori con identità plurime. “Chiedete l’impossibile, otterrete il massimo”, così esortava i giovani ad affrontare questo sport dal sito Uefa.com. Mai deporre le armi, un lottatore da cortile non conosce la resa. “T-44” non ha mai tirato indietro la gamba nella sua vita, immolando sé stesso in nome di un obiettivo comune. Generoso sul terreno di gioco e al di fuori. Con i primi soldi racimolati comprò un televisore ai genitori. Ora che è ricco, ha raccontato circa un anno fa al sito del Bayern Monaco, può permettersi gustosi sfizi. La mozzarella di bufala è uno dei suoi piatti preferiti, è disposto a fare follie pur di assaggiarne una appena sfornata. Vizio capitale. Come dire, prendiamolo per la gola. Il tetto ingaggi del patron è sano e salvo. Stipendio nella media e bonus ragguardevole di latticini nostrani in base a presenze e reti segnate. Offerta ineguagliabile, nessuno potrà osare di più. E dopo l’intossicazione patita dalla sua Ucraina lo scorso 5 giugno in Germania che ha annichilito ben dieci calciatori, la svolta gastronomica con l’arrivo in Italia tornerà in cima ai pensieri di Tymoschuk.