Un sogno si distrugge e un altro comincia?
Forse è cosi per la Napoli dalla grande passione calcistica e dal grande amore per chi la maglia azzurra la indossa con onore. Il Pocho è andato, è partitto, ha “disertato” dal progetto Napoli, per scegliere un “esercito d’oltralpe” probabilmente più competitivo e che garantisce una retribuzione maggiore rispetto all’esercito popolare di “Masaniello”.
Ma comnque: ” Adieu Pocho”.
Il cuore dei Napoletani dilaniato dal dolore per questa grande perdita, che non può essere celata con rabbia e sdegno, perchè per il Pocho si serba solo amore anche se tanta amarezza, ritrova uno spiraglio di guarigione.
Quello spiraglio, di nome e di fatto, per la sua minuta statura, è Lorenzo Insigne.
Un giovane partorito da “Partenope”, che ha tatuato nell’anima il Vesuvio, il Golfo e il Maschio Angioino. Qui non si parla solo del “salto professionale” di un giovane promettente che dalla B approda in A e soprattutto alla corte di una grande squadra. Ma il discorso è diverso, è un concetto che lega insieme amore, passione e orgoglio di mettere al servizio, le proprie “arti calcistiche” per una città che ha rubato l’anima del “Magnifico” restituendo amore eterno.
E Lorenzo sa che cosa significa indossare la maglia azzurra, e così risponde al giornalista del Corriere dello Sport: “E’ il sogno di un bambino nato in questa città. E’ il sogno di tutti i ragazzini napoletani che giocano a calcio. Che crescono sperando di indossare, un giorno, la maglia azzurra e giocare al San Paolo. Cosa c’è di più bello? Niente. Spero davvero che ci possano essere le condizioni”.
E subito smentisce chi l’aveva dipinto come un ragazzino superbo ed esaltato che sarebbe tornato solo se fosse stato schierato in campo da “titolarissimo”, pretesa che sporcava un pò il suo puro animo da “scugnizzo”:” Ho letto che sarei tornato a Napoli soltanto se fossi stato considerato al livello degli altri, ma non è assolutamente così. Innanzitutto perché è il club a decidere se tornerò. Ma poi, com’è possibile pensare che mi ritenga al pari di Cavani, Pandev e Hamsik? Per condizioni migliori, intendo dire essere considerato pronto per l’uso nel caso in cui manchi uno di questi campioni. Rientrare nelle logiche del turnover. Per rendere bene l’idea, e senza mancare di rispetto, sarebbe bello se fossi considerato un po’ come il Pandev dell’anno scorso“.
D’altronde il “talentino” plasmato da Zeman che considera” un maestro, un punto di riferimento in campo e nella vita” , non può correre nessun pericolo, perchè ha alle spalle chi lo consiglia e l’aiuta : “Il capitano, Paolo Cannavaro, mi ricorda sempre di non sentirmi arrivato e di lavorare ogni giorno di più. Sono molto legato a lui e a Grava, ma ho un ottimo rapporto con tutti i ragazzi conosciuti due anni fa”.
Il pensiero è fisso. Si cerca l’ultima emoziante testimonianza per quel campione in partenza verso la Torre Eiffel. E Insigne non delude: ” Tutti sanno che è un fenomeno, un calciatore straordinario, ma forse non tutti conoscono il suo lato umano: è un campione anche nella vita. Umile e gentile. Non ha mai fatto pesare di essere il Pocho né a me, né agli altri ragazzi della Primavera che frequentavano la prima squadra: per lui eravamo parte integrante, tutti allo stesso livello”. Per i “malpensanti” che hanno creduto che la pretesa di indossare quel 22 era solo per “sostitursi” al Pocho, in campo e nei cuori dei tifosi, risponde così :” Per carità non facciamo paragoni: diciamo che avevo l’11 sia a Pescara sia a Foggia, e 11+11 fa 22″.
E per le tifose pronte ad accogliere nei loro cuori un nuovo “amore” da sostituire al Pocho, Lorenzo rivela alcune informazioni personali: ” Sono Single. Ho una Mini Cooper Countryman. Ascolto musica pop e leggera. A cinema amo le commedie. Soprattutto i Cinepanettoni di De Laurentiis”.
Scudetto o Europeo: “Meglio che vincano entrambi. Però sarebbe ancora meglio se il Napoli vincesse lo scudetto con me. Posso sognare?“