L’azzurro è più scuro, ma addosso a te è buio pesto. Imbronciato, affaticato, sovrastato dagli avversari. Spaesato come un bambino al primo giorno di scuola. Il nostro Christian Maggio è rimasto a Napoli. Su quel bus scoperto avvolto in una bandiera a festeggiare la vittoria della Coppa Italia. La fotocopia sbiadita andata in onda con la maglia della Nazionale da Zurigo fino a Poznan non è degna di te. Il logorio di una stagione stracolma di impegni, i guai fisici patiti nel girone di ritorno, le palpitazioni di un debutto all’Europeo: le attenuanti sono tutte frecce del tuo arco ma Napoli, e non l’Italia, punta tutto su di te. Non è una scommessa vietata, anzi. E’ l’orgoglio di una città che si specchia nei tuoi occhi azzurri, riflettendone amore e complicità. Ti abbiamo offerto in dono al nostro Paese, forse nemmeno ti meritava. Dimostra quanto vali. Una patria che da sempre umilia la nostra dignità dovrà esserci riconoscente. Sarai il simbolo del legame dei napoletani con l’Italia, lacerato ma mai spezzato. Il cordone ombelicale, seppur azzannato da cocenti delusioni, non si può tagliare. Hai macinato chilometri per raggiungere questo traguardo. Hai scavato un solco sulla fascia destra e nel cuore dei napoletani. Lì hai riposto i tuoi sogni e anche i nostri. Nel nuovo millennio nessuno di “noi” è riuscito a vestire la maglia della Nazionale ed affrontare la rassegna continentale con un ruolo da protagonista. Qualcuno, al massimo, ha fatto da semplice comparsa.
Tu hai sbarazzato la concorrenza. Gli orrori in amichevole contro la Russia sono frutto di deconcentrazione e precario adattamento al ruolo. Magicamente ti sei ritrovato nuovamente nel 3-5-2 che tanto esalta le tue caratteristiche, con un certo Pirlo che può leggere ad occhi chiusi i tuoi inserimenti. Cosa chiedere di più? Tocca a te farti valere. Con la Spagna hai svolto il compitino, in fondo contro quei mostri già evitare imbarcate è un sacrosanto successo. Ma non era il vero Maggio. Non vedevo la criniera del leone, solo un gattino che fa le fusa. Con una sorta di timore reverenziale che non ti appartiene. Ieri la malinconica conferma. Può un biondo ossigenato, dal cognome implicitamente gracilino, sbeffeggiarti in quel modo? Errori di misura ereditati dal peggior Gargano, una diffusa insicurezza, zero cattiveria nei contrasti. Timido e impacciato, un gendarme al suo primo corso di formazione. Cos’hai Superbike? E’ un problema fisico o un blocco psicologico? Mi balenano nella mente le indiscrezioni provenienti dall’ambiente partenopeo all’indomani dell’ennesimo riacutizzarsi dell’infortunio muscolare nella semifinale di Coppa Italia contro il Siena: “Stanchezza mentale, nessun problema fisico“. Voci infondate, si disse. Piombai nelle tenebre del dubbio, da cui non credo di essere mai venuto fuori. Sta di fatto che da allora quel Maggio sbaraglia avversari, quello che a mille all’ora spolverava il campo dalle linee laterali, ecco quello lì non mi è parso di averlo più incrociato. 51 gare in un solo anno sono un macigno. Battersi fino allo strenuo delle forze come sai fare tu è sfibrante. Il presidente De Laurentiis legga tra le righe. Lo “shuttle” azzurro, come lo hanno definito gli inglesi, non può restare in orbita a tempo indeterminato. C’è chi da anni cerca un “centro di gravità permanente” e ancora non l’ha trovato.
Nelle notti azzurre pallido come la Luna piena. La negazione di te stesso, una fragolina appassita nel bel mezzo dell’inverno. Un sobbalzo ogni qualvolta nel dopo gara devo ascoltare i vari soloni del calcio nostrano denigrare le tue capacità e la tua tenacia. “Manca di personalità”, sentenziava ieri su Sky sport Zvonimir Boban. Invito il caro ex fantasista croato a rivedere i match di Manchester e Londra, dove hai schiacciato e calpestato senza remora alcuna avversari di spessore internazionale. Ramires nella prima mezzora contro il Chelsea ha invocato tutti i suoi santi protettori, sperando che uno di questi potesse aggrapparsi ai tuoi calzoncini. Attivate il tasto brain prima di dar fiato alla bocca. Chi indossa la maglia del Napoli con onore e passione si lascia impregnare da vizi e virtù di un popolo intero. E il napoletano non ha paura, non abbassa lo sguardo. Ti fissa, ti sfida, ti colpisce. Non sa cosa lo aspetta, sa cosa vuole. E lo ottiene, lottando. Sempre. Tu sei come noi, Christian. Il tuo dirimpettaio è solo la tua prossima preda. Sbranalo in velocità, sorprendilo con il tuo tempismo. Torna il cannibale che ammiriamo. Zittisci le malelingue. E’ il momento clou, l’Europeo non può più aspettare. Hai ringraziato Napoli perché è stata il tuo trampolino di lancio. Ora Napoli conta su di te, non deluderla.