Fosse nato in Sud America, o fuori d’Italia, Insigne sarebbe stato già un calciatore da esportare o da lanciare. Invece, oggi, c’è ancora chi si chiede se non fosse stato il caso di farlo giocare per un altro campionato lontano da Napoli. Questione di cultura sportiva. Di mentalità. Se un giovane è bravo, deve avere l’opportunità di dimostrarlo anche sotto casa.
Lorenzo Insigne, 21 anni, possiede mezzi tecnici, fantasia e fiuto del gol per ben figurare nel parco attaccanti del Napoli. Può lottare alla pari degli altri. Giocare accanto a Cavani, alternarsi con Pandev o insieme a loro due. Del resto, lo ha dimostrato per tre campionati di fila ed in situazioni più disparate: nella Primavera del Napoli, in Prima Divisione con il Foggia ed in B con il Pescara. Senza tralasciare quanto mostrato dal nino di Frattamaggiore nell’Under 20 di Di Biagio e nell’Under 21 di Ferrara, peraltro in ambito internazionale.
Ha fatto bene il Napoli a richiamare alla base un giovane che sa far gol da tutte le posizioni, che vede la porta come pochi, che non si preoccupa di sbagliare, ci prova sempre. Insigne può integrarsi alla perfezione con Cavani, capace com’è di svariare sul fronte d’attacco, partecipare alle controfughe, farsi trovare al posto giusto. Non difetta di altruismo. Sa essere abile anche sui calci piazzati, carenza endemica nell’organico del Napoli. Occorre solo creargli le condizioni ideali per esprimersi. Sostenerlo nella fase iniziale. Non caricarlo di responsabilità. Al resto, ci pensa lui con la sua sfrontatezza ed arguzia. A buon intenditore, poche parole.
Gaetano Piccolo
fonte: Corriere dello Sport .
Articolo modificato 15 Giu 2012 - 17:53