Che tristezza questo calciomercato, simbolo dei tempi che corrono…

E’ vero, il calciomercato inizia ufficialmente solo il primo luglio e (potenzialmente) c’è ancora tutto il tempo per vedere le società italiane accaparrarsi i migliori calciatori nostrani ed internazionali in circolazione. Fino a dieci anni fa questa era la prassi, la normalità. Ora sappiamo benissimo che non andrà così. 

NO MONEY, NO BUSINESS-  La Serie A era il campionato più ricco, competitivo, affascinante e maggiormente seguito al mondo. Ora però i nuovi padroni del calcio non si chiamano più Berlusconi, Moratti, Agnelli o Sensi. Il loro posto è stato preso da petrolieri arabi, sceicchi mediorientali ed oligarchi russi che hanno finalmente compreso la bontà del business calcistico e che stanno investendo ovunque, ma non nel nostro Paese. Questi nuovi personaggi in realtà non sono dei veri appassionati di football (ma di come fare denaro) e non sono attratti dal nostro calcio perché, come ha affermato ieri Alessandro Diamanti : “siamo indietro di 30 anni rispetto al calcio inglese” . Quando Roman Abramovic acquistò il Chelsea nell’estate del 2003 per 60 milioni di sterline, il Napoli si trovava sull’orlo del baratro. I blues fino a quel momento erano solo una delle tante squadre di Londra, ne’ la più famosa, ne’ la più seguita. Eppure uno degli uomini più ricchi del mondo fece il suo ingresso nel calcio preferendo investire denaro e risorse per una squadra di medio-bassa classifica in Inghilterra, piuttosto che per una nobile, seguitissima e amatissima decaduta in Italia, come il Napoli (ma volendo, a quell’epoca c’era anche un’altra gloriosa squadra, la Fiorentina, che versava in una crisi nera e che dovette fallire prima di trovare un nuovo acquirente).

PICCOLE RIVINCITE-  I soldi portano soldi e questo circolo può essere a volte virtuoso, altre vizioso. In questo momento il nostro movimento calcistico è in crisi perché non c’è più denaro da spendere e lo società più elogiate non sono quelle che mettono a segno il gran colpo di mercato, ma quelle che raggiungono il pareggio di bilancio. Si dice che bastano i soldi dello sceicco Al Thani per rendere la tristissima Ligue 1 francese più competitiva della nostra serie A: non è vero e non ci credo. Per un attimo sono stato orgoglioso di Adriano Galliani, quando pur di trattenere al Milan Thiago Silva ha rifiutato quasi 50 milioni d’euro: è stata una vittoria italiana, non solo milanista. Non tutto è comprabile, non tutto è vendibile. Basta volerlo.

ASPETTANDO IL FAIR PLAY FINANZIARIO…-  La speranza, l’unica alla quale possiamo appigliarci, è che questa crisi stimoli i club italiani a puntare di più sui giovani. Solo così potremmo ripartire, mettendo definitivamente da parte un calcio basato unicamente sul denaro e adottando uno stile più sobrio e conforme ai tempi in cui viviamo.

Marco Soffitto

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