L’assessore rivela al quotidiano Il Mattino un gustoso retroscena, ovvero come ha interrotto questa truffa: «Ho scoperto la situazione quasi per caso: faccio il medico e una mia paziente mi ha confessato che sua figlia era intenzionata a fare alcune foto al San Paolo dopo il matrimonio. Se non avessi potuto aiutarla, avrebbe pagato la mazzetta come tutti. Ho indagato e ho scoperto la situazione. Le foto allo stadio saranno regolamentari come abbiamo già fatto al Maschio Angioino, si pagherà un bollettino».
Al riguardo il prezzario della mazzetta era di 50 euro. Un sistema messo in campo da una cinquantina di persone fra cui soci cooperatori, lsu, dipendenti di Palazzo San Giacomo e addetti della Napoliservizi. Che hanno utilizzato – da metà maggio la pacchia è finita – un bene pubblico per fini privati, appunto per intascare le mazzette.