Non posso scrivere un articolo oggettivo, asettico. Qui si parla di Zidane, dei suoi quarant’anni, e in questo caso non posso che scivolare in uno stupito e ammirato encomio. Nasceva a Marsiglia il 23 Giugno 1972, a Marsiglia ho detto, non a Parigi. E nascere nel cuore pulsante della Provenza già lo consacrava diverso, portatore di caratteri unici, elegante come la sua terra luminosa, fiero come solo un emigrato scampato agli orrori della guerra sa esserlo. Perché Zinedine ha il sangue berbero, e la Francia è per lui una nazione della mente, non del cuore.
Lo ricordo quando sbarcò in Italia, mi fece un’impressione neutra, schivo, riservato, coi capelli che si staccavano come le foglie dagli alberi. Ma uno sguardo penetrante, che ti paralizzava. Poi lo vidi giocare e …me ne innamorai. Il pallone non era di cuoio per lui, lui giocava con la piuma. Era Orfeo che incantava quelle belve dei terzini, era l’uomo calamita che attirava l’invaghito pallone. Perché Zizou il pallone non lo calciava, non dava pallonate, dipingeva. Di un’eleganza mostruosa, di un’intelligenza tattica unica, di una tecnica che faceva arrossire.
Terzino nel Cannes, poi centrocampista centrale, ala, trequartista, seconda punta all’occorrenza, perché chi compone in ottave sa anche praticare la terzina, il poema e insieme l’ode. Chi con la palla usa la seconda persona singolare del tempo presente non conosce una posizione che sia infame, non si cura di ritagliarsi un perimetro di campo. L’unica volta che ho “bestemmiato”, intendendo per bestemmia un paragone alla pari con Maradona, è stato per colpa di Zinedine. Era il 2006, esattamente un serata del 1°Luglio; la Francia incontrava il Brasile stellare e….e vidi un angelo in mezzo al campo, vidi tutti assieme Raffaello e Michelangelo, l’età dell’uomo, la geometria imperscrutabile. Fu al 70° che bestemmiai, dopo quattro dribbling leggeri, senza sforzo, senza affanno, senza movimento, che Zizou rifilò a quattro assi carioca.
Quella sera commisi peccato, ma non credo che poi in fondo mi si possa accusare. Vi prego amici lettori, cliccate su youtube Francia- Brasile 2006 e, vi assicuro, mi perdonerete come un giudice perdona allorquando non sussiste il fatto. E quella testata? Troppo è stato detto. Io mi divertii, la vidi sotto un’altra ottica, la tradussi con un altro vocabolario. Non lo condanno, chissà Materazzi cosa gli disse, chissà come era stanco. Forse ci dimentichiamo di quanto diveniamo energumeni quando qualcuno ci taglia semplicemente la strada? Fu semplicemente un uomo che esce dal personaggio, un uomo che dimentica le costumanze e il controllo introiettato, che si dà alla vigoria di un attimo di disgregante saggezza. Anche per questo ti voglio bene Zizou. Ah, dimenticavo, auguri per il tuoi quarant’anni.
Carlo Lettera
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