Partiamo dagli ultimi sviluppi. Sul nuovo stadio stava per calare il sipario, a causa della scadente partecipazione dei privati alla spinta propulsiva delle istituzioni. Ieri il colpo di coda del Comune. La delibera sull’avviso di manifestazione di interesse per la presentazione delle proposte di project financing relative alla costruzione di un nuovo impianto ma anche al recupero del San Paolo. Invitati gli operatori economici a presentare proposte volte ad individuare un progetto rispondente all’interesse pubblico che garantisca, nello stesso tempo, la concorrenza tra gli imprenditori e la massima trasparenza dell’azione amministrativa. Un concept, l’unico allo stato attuale, era già stato illustrato a Palazzo San Giacomo nel marzo scorso e riconfermato a maggio. La società promotrice, a capo della quale c’è l’imprenditrice Marilù Faraone Mennella, ha avanzato l’idea di installare la dimora azzurra del terzo millennio nella zona di Ponticelli, delineandola come un polo non solo sportivo ma commerciale e d’intrattenimento. Senza tralasciare una contemporanea rifunzionalizzazione del San Paolo. Modello “Allianz Arena”, 55mila posti, costo 700 milioni di euro. Nella cordata il fiore all’occhiello è l’Arup, colosso inglese che ha installato il tunnel tra Francia ed Inghilterra. Insomma garanzia di successo. De Magistris non ha voluto accontentarsi, proprio per la convinzione che lo stadio è dei napoletani. Dunque ecco l’apertura del dibattito all’intera città fino al 30 settembre, contando nel senso di appartenenza degli industriali partenopei. Se l’operazione fallisse, l’unico modello esposto non diverrebbe certo carta straccia, anzi. Il sindaco andrebbe avanti per la sua strada, vuole chiudere la questione entro la fine del suo mandato, a dispetto delle infondatezze riportate da gran parte della stampa negli ultimi giorni.
E il San Paolo? Beh, qui la situazione è intricata. Ma una suggestione accarezza il cuore dei tifosi. Il “semiovetto” di Fuorigrotta ringiovanito da una buona dose di botulino, un altro impianto all’avanguardia possibilmente in periferia (anche Agnano e Bagnoli tra i siti papabili) come luogo di attrazione e motore dell’economia cittadina. Due stadi per un’unica passione. Ognuno con la sua ragion d’essere e le sue rispettive mansioni. “Naturalmente – ha chiarito ieri sera il sindaco a radio Kiss Kiss Napoli – se qualcuno dovesse presentarci un piano organico e funzionale, rispondente a tutti i parametri indicati, di solo restyling dell’impianto di Fuorigrotta, lo valuteremo“. E’ anche un modo per strizzare l’occhio a De Laurentiis e alle sue pretese, provando a dirimere alla radice eventuali intoppi diplomatici.
Intanto appare dissolta la morosità che il club azzurro aveva maturato nei confronti del Comune tra il 2005 e il 2012, dimostrando la disponibilità di versare il dovuto. Vicino l’accordo tra le due parti per rinnovare per altri cinque anni il contratto di gestione in scadenza nel 2014. A prescindere dai progetti veritieri o fumosi, il Napoli continuerà a giovare del suo scheggiato gioiellino senza alcuna interruzione. Malconcio. Ospiterà la prossima Europa League ma tanti piccoli lavori, da sempre rinviati, ora diventano urgenti. A cominciare dal rebus più misterioso: i tabelloni luminosi. L’assessore Tommasielli ha garantito di far luce sull’argomento in occasione della nuova convenzione con la società azzurra. In realtà, a quanto pare, non se ne farà nulla. Il terzo anello è inagibile ed è inconcepibile prevedere installazioni ex novo in un contesto di tale fatiscenza. L’opzione alternativa è uno speciale cartellone luminoso con informazioni e immagini che scorrono sull’anello circolare della tribuna, a 360 gradi. Certo meglio di niente. Meglio di tante, troppe parole.
Articolo modificato 30 Giu 2012 - 19:03