Ritiro bagnato, ritiro fortunato. Almeno così speriamo. Perché se devo fare un appunto a questo magnifico posto è il nome. Chiamarlo Val di Sole è sicuramente pubblicità ingannevole. È come chiamare Behrami il colpo di mercato dell’anno. È come dire che il Pocho è andato via per imparare il francese. E’ come pensare che la nostra, al momento, è la miglior difesa del campionato. Insomma, leggermente fuori luogo. Ma noi andiamo avanti e non ci ferma neanche una bella nebbia mattutina fitta fitta.
Allora ci avviamo al campo e già si capisce che oggi siamo in tanti, proprio tanti. E abbiamo idea che nel pomeriggio aumenteremo ancora. L’idea sarà confermata. Parcheggi e spalti pieni. L’allenamento pomeridiano addirittura lo vediamo dalla collinetta accanto agli spalti. Sotto una pioggerellina sopportabile. Fino a quel momento.
Il responso degli allenamenti è unanime.
Dette queste poche e coincise osservazioni tecniche su un ritiro fatto di tanti tifosi del Napoli, ma provenienti da tutto il Nord Italia e oltralpe, arriverei velocemente al momento della presentazione.
Dopo l’allenamento pomeridiano, alle transenne era atteso Hamsik. Ma quando abbiamo visto che la squadra s’inerpicava su per le montagne a fare circa 40 minuti di corsa, abbiamo pensato che stare lì ad aspettare uno che si ferma cinque secondi, fa un sorriso finto, sotto la pioggia e stanco morto non era una cosa intelligente. Furbo sarebbe stato invece avviarsi al palco della presentazione per essere sicuri di vederla bene.
Furbi lo siamo stati se pensiamo che effettivamente eravamo in prima fila, ma anche maledettamente bagnati da una pioggia incessante e incalzante. Ritmi diversi, ma senza smettere un attimo. Accanto a noi hanno cercato d’ingegnarsi con una busta della spazzatura e due aste di bandiera a mo’ di gazebo. Noi abbiamo optato per il megaombrello tenuto a turno, fino a chiuderlo definitivamente e optare infine per una bronchite certa.
Dietro di noi, ragazzi venuti da Modena. Partiti dopo il lavoro alle due, sarebbero tornati dopo la presentazione perché domattina di nuovo a lavoro. Mentre ci raccontavano i sacrifici per esserci sempre e comunque, gli brillavano gli occhi e con aria scanzonata ripetevano: “ Ma che ne sanno questi qui di quello che facciamo?! Dei debiti che teniamo per il Napoli?”. C’è chi ha consumato giorni di ferie per stare qui, c’è chi è libero professionista e ha perso giorni di lavoro, c’è chi ha ridotto il budget vacanziero per pagarsi qualche giorno in Trentino. C’è chi, emigrato, porta con sé la bandiera: “Saronno partenopea” o lo striscione “Dalla Svizzera con furore…” o ancora una maglia con su scritto: “Trento partenopea”. Ci sono bambini che con accenti diversi da quelli dei loro padri non vedono l’ora di farsi vedere vestiti d’azzurro. C’è chi è da un mese rinchiuso in una caserma a Pordenone e finalmente respira un po’ d’aria e vede un po’ di gente, per cui spontaneamente regala il suo amore alla prima ragazza carina della Protezione Civile con la romantica: “Sei la ragazza più bella della valle”. Mi sono commossa. C’è chi è qui perché in realtà non vede l’ora di rivedere il Napoli allo stadio e c’è chi il Napoli invece lo segue solo in trasferta perché lavora al nord e al San Paolo non ci va da Napoli-Elfsborg, ma è stato a Parma-Bologna-Udine-Firenze-Torino-Milano, passando per Manchester-Monaco-Londra. Andate a dire a loro che la tessera del tifoso non devono farsela. E provate a chiamarli tifosi asserviti. Può darsi, ma solo alla fede per il Napoli. C’è chi addosso ha una maglia firmata da tutti i giocatori incontrati fino ad ora e chi sulla maglia ha una firma sola che vale quella di tutti i giocatori incontrati in una vita intera: la firma di Diego. C’è chi ironizza sulla fantomatica tristezza del Pocho, fotografato da solo nel pullman del PSG, facendo notare che è difficile immaginarlo triste con quattro milioni di euro all’anno in tasca e che forse è un po’ più triste lui che in tasca ha solo venti euro. E’ ovvio che “I soldi non fanno la felicità” non è un concetto che gli appartiene.
La presentazione, a dir la verità, corre via molto velocemente, con un Auriemma sempre più divo e sempre meno amato, con una bionda con tette in gola che fino al giorno prima aveva forse dimenticato in albergo, con una Coppa Italia esposta in bella vista, alla faccia dei dieci euro chiesti per farla fotografare. Il momento più bello: la sincerità di Insigne. Alla domanda superflua come poche: “A quale squadra vorresti segnare?”, la risposta è stata troppo immediata e genuina per essere tacciata di ruffianeria: “ ‘A Juv’!”. Tutti gli sforzi messi in atto fino a quel momento dal piccoletto per parlare in italiano sono stati distrutti dalla voglia di rispondere col cuore.
Sempre Forza Napoli!
Articolo modificato 15 Lug 2012 - 09:34