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Il ciuccio che sfida il diavolo.E’ questa l’essenza di una notte che è rimasta scolpita nei ricordi, e che lo rimarrà a lungo. In un San Paolo con abito da sera, elegante con la sua strabiliante cornice di pubblico, ho vissuto una delle emozioni più forti che gli azzurri avrebbero mai potuto regalarmi. E non solo io.

Sì, perchè partire da Como per vedere una partita, in macchina, significa essere tifosi con la T maiuscola, e mio zio lo era. Quel 28 ottobre la speranza scavalcava la ragione. Arrivavano i rossoneri a Fuorigrotta, in piena corsa scudetto. Il Napoli di Mazzarri, dal canto suo, voleva confermare gli ottimi risultati ottenuti nelle partite precedenti. Tutto lasciava intendere un grande spettacolo. E spettacolo fu.

La speranza, dicevamo, era tanta. Ma fu subito spenta dall’uno-due iniziale dei rossoneri; prima Inzaghi e poi Pato ammutolirono i napoletani. Una doccia fredda, un boccone amaro difficile da mandare giù. E la fortuna, dal canto suo, sembrava avversa agli azzurri. Dopo un primo tempo passato più a bocca chiusa che a sostenere la squadra comincia la ripresa.

 Ecco, per unn mio imperdonabile errore ho mancato di drivi che il tifoso con la T maiuscola, mio zio, era partito da Como in compagnia di uno striscione, con la speranza di sventolarlo al cielo per festeggiare la vittoria. Che amarezza vedere quel cartellone arrotolato per 90 minuti, che tristezza condividere la delusione di mio zio, dopo quell’enorme sacrificio. Eppure la partita non era ancora finita. Nel secondo tempo la musica cambiò, non altrettanto il risultato. Dida, il portierone brasiliano, sembrava benedetto da San Gennaro, proprio contro gli azzurri. Tentativi da vicino e da lontano, ribattute, colpi di testa. Nulla. Porta stregata e tutti a casa.

 Parecchi tifosi in curva cominciarono a raggiungere l’uscita, già alcuni minuti prima del 90esimo. Molti di loro furono richiamati nello stadio al primo boato, quando Cigarini al volo insaccò di sinistro proprio lì dove nemmeno Dida poteva arrivare. Fu un boato moderato, quasi sorpreso, da parte dei tifosi. Non potete immaginare, però, in cosa si trasformò lo stadio San Paolo appena dopo quella segnatura. La speranza, qualla che sembrava ammutolita già ad inizio partita, quella che aveva spinto i tifosi ad abbandonare le gradinate appena qualche istante prima, ora squarciava l’aria, così come il grido univoco di 50 mila sognatori che avrebbero dato non so cosa pur di pareggiare quella partita.

Passarono appena 2 minuti. Quando Maggio, sfidando le leggi della fisica, crossò dal lato vidi appena Denis colpire la palla di testa. Poi fu buio. Delirio. Amici dispersi per le gradinate, abbracci tra sconosciuti, grida folli verso tutto t tutti. I 50 mila sognatori, ora, erano realtà. E non stavano nella pelle. Confesso di aver provato una gioia immensa ripensando a tutti quelli che, per evitare il traffico post-partita o mossi dallo sconforto, non si erano goduti quei 5 minuti di follia. Confesso che l’emozione salì fino in gola quando quel cartellone che era partito da Como e che aveva fatto più di mille chilometri ora sventolava come impazzito sulle teste di migliaia di tifosi, più pazzi di lui.

Napoli-Milan rimarrà nella storia come la partita del “Rimontone”, del “Miracolo Azzurro” (così come lo definì il Corriere dello Sport all’indomani) . Napoli-Milan rimarrà viva ripensando a quel cartellone, e alle lacrime di mio zio.

Rivedi la sintesi della partita da Sky http://www.youtube.com/watch?v=6G_VHLBs2pU&feature=related

Raffaele Nappi

Articolo modificato 22 Lug 2012 - 18:02

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