La metamorfosi di Walter Mazzarri

Poi dicono che la mezza età logora chi mestamente l’attraversa e rende l’uomo poco incline al cambiamento. Chi lo pensava non aveva conosciuto ancora Walter Mazzarri: solo il nome e il cognome non ha cambiato, tutto il resto sì. «Ragazzi vi presento il vostro nuovo allenatore», sembrava la battuta di un tecnico 51enne eppur pimpante perché rigenerato da un lungo periodo di vacanze. Invece era vero fino in fondo, era tutto nuovo. È rimasta immutata solo l’anagrafe, mentre la fisionomia del personaggio è diventata candida come chi mette piede per la prima volta nello spogliatoio di una squadra ancora stordita dal rientro al lavoro. Proprio come se fosse un’altra persona, a cominciare dall’aspetto fisico. Lo vedi e non lo riconosci. Avrà perso non meno di sette chili, quel sovrappeso frutto di piatti abbondanti a base di pesce consumati quasi quotidianamente nel solito ristorante di Pozzuoli. Ora è un figurino agile, abbronzato, con la grinta che mai declina. Ma soprattutto sorridente. Sì, felice. Raramente Mazzarri aveva dato il senso dell’allegria e pure dell’ironia che mal si sposava con quell’uomo sempre pensieroso e prigioniero della sigaretta per meditare. Magrissimo, pelo rasato e senza manco più gli occhiali. «Sto provando a non utilizzarli più»: ma come? O ci vedi o non ci vedi. E lui ha cominciato a guardare lontano, oltre i confini di un contratto che voleva fosse sempre non meno di un biennale. 

Quello era il Mazzarri antico, il toscano diffidente che pretendeva una garanzia affinchè qualche presidente un po’ più furbo non gli facesse le scarpe proprio quando il suo lavoro stava dando i frutti che poi ha regolarmente ottenuto. Ora di Mazzarri ce n’è uno nuovo, che ha trovato un punto di equilibrio nei rapporti con il presidente De Laurentiis, anche lui convinto che di meglio da mettere sulla panchina del Napoli non ce n’è. Prima o poi qualcuno scoprirà quale percorso ha attraversato l’uomo di San Vincenzo per ritrovare il suo tantra dissoltosi in dodici anni di tecnico professionista e quasi mai soddisfatto delle squadre che gli mettevano a disposizione. Ora gli va bene tutto, c’è lui che coltiva o rigenera. Oltre a dirlo lo pensa pure. Ci fossimo imbattuti nel Mazzarri di sempre, sul campo di Dimaro sarebbe stata bufera sempre, a dispetto di giornate spesso riscaldate dal sole di montagna. No caro mister, lei ci deve confidare quale stregone ha assoldato nelle sue vacanze in Sardegna, perché vogliamo imparare anche noi i segreti della nuova vita che ricomincia a 50 anni. Pure ironico, poi… Sarebbe stato più semplice trovare per strada il prezioso Gronchi rosa. E lui ha strabiliato fin dalla prima sera, quando sul palco in piazza Madonna della Pace aveva divertito la piazza azzurra stringendo in pugno quella coppa Italia finalmente sua. Stringendola e fingendo di lanciarla alla folla. E se non vi bastasse il numero di novità sfoderate dal tecnico, voilà, anche cantante. Napoletano, poi, non avremmo mai puntato nemmeno un centesimo. Mazzarri che si infila nelle sette note, addirittura quelle ardimentose di «O surdato nnammurato», sussurrato senza acuti nella notte della felicità del popolo. Eccolo il nuovo Mazzarri: non ha più paura di incontrare scetticismo o critiche. Sa il fatto suo e l’ha trasmesso alla squadra, consapevole di non aver più nulla da dimostrare. Tomasi da Lampedusa, chi fu costui? No, non può aver letto il Gattopardo uno che decide di cambiare tutto, per cambiare veramente tutto.

Fonte: Raffaele Auriemma, Corriere del Mezzogiorno

Fonte foto: Italo ed Alessandro Cuomo

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