ENIGMA. Una corsa ad ostacoli. Napoli come una salita ripida, senza mai arrivare in cima e potersi godere il panorama. Eppure non poteva esserci miglior benvenuto. Alla presentazione di Castelvoturno disse chiaramente che la sua era stata “una scelta di vita, non solo di lavoro. Una piazza stimolante, quella che volevo“. Estate positiva, titolare in quasi tutte le amichevoli con buon profitto. Un infortunio quasi immediato, ad inizio settembre, lo mise al tappeto. Primi mesi di anonimato, un velo di mistero sulle sue condizioni. Intanto sul suo conto si scatenavano voci e indiscrezioni. Beccato troppo spesso in Toscana, qualcuno sospettava un suo ritorno di fiamma con la Fiorentina. Poi l’alterco con i supporters napoletani. Parole travisate di una sua intervista in cui avrebbe confessato il disagio di dover vivere in una città che non gli piaceva (il tutto poi smentito). Colpito al cuore, il pubblico di fede partenopea l’ha attaccato senza esclusioni di colpi, esprimendo il disappunto nello striscione “Questa città hai denigrato, non sei più desiderato, Donadel vattene” esposto nella gara interna contro la Roma. Una ferita ancora aperta, mai risanata. Se passa ancora del tempo si rischia di fare infezione.
SECOND LIFE? A gennaio, al 79′ di Napoli-Cesena negli ottavi di Coppa Italia, sbuca improvvisamente dalla panchina. I suoi boccoli svolazzano per 17 minuti sul terreno del San Paolo, increduli. Impacciato, a ritmi blandi, ma vivo, volitivo, con la foga di dimostrare ai tifosi il suo valore. Episodio isolato, l’unica presenza. Il suo tormento lo scaraventa nuovamente al suolo. La lesione muscolare non vuole rientrare con le sole terapie. A marzo viene sottoposto ad un intervento a Monaco di Baviera. Nuovamente in pista. Anzi no. La sua convalescenza ha tempi biblici e finanche il tripudio del 20 maggio dovrà viverlo da spettatore. La svolta, però, è dietro l’angolo. La fiducia tecnica e societaria deve essere la sua forza. Per Mazzarri è ancora al centro del progetto, ritenuto il vero sostituto di Inler nel quintetto di centrocampisti a sua disposizione. Quantità e qualità, interdizione e visione di gioco, arricchite da una discreta propensione al tiro. Il miglior Donadel è certamente all’altezza del Napoli. Deve solo ritrovare la tenuta atletica e la forza di credere nelle sue potenzialità. Non può fallire ancora. Non lo merita il ragazzo nè chi ha creduto in lui. Forza Marco, riprenditi Napoli e i napoletani.