La scalata verso l’Olimpo è solo alle battute iniziali. Il taglio di capelli sbarazzino e il sorriso da scugnizzo non lo abbandoneranno mai, ma Lorenzo Insigne sa che questo è il momento della verità. Lo attendeva da quando ha preso a calci il suo primo pallone, con il numero 10 di Diego che dalle spalle cadeva fin sotto le ginocchia a mo’ di veste notturna. E’ giunta l’ora di diventare grandi. Le copertine, le voci di mercato, i complimenti sono solo un gustoso contorno. Così come i 500mila euro a stagione più bonus che aspettano solo una firma. Il piatto deve cucinarlo lui con impegno e sacrifici, sincronizzando il suo piedino estroso con un po’ di sale in zucca che non guasta mai. La sua spensieratezza ha ricevuto l’ordine di sfratto. Ora dovrà caricarsi sul groppone tante responsabilità e percorrere il tortuoso sentiero della notorietà. Il nostro moderno Ercole da Frattamaggiore si appresta ad affrontare le sue “fatiche”. Noi ne conosciamo solo alcune. Sarà il successo, a modo suo, a presentargli le altre.
IL PESO…DEL SIMBOLO. Lorenzino è un ragazzo semplice, un paesanotto catapultato in un mondo di gloria e quattrini. Adorava l’odore dell’asfalto, il rumore assordante della porta del garage quando vi scagliava contro il suo “Super Santos”, le vecchiette che sbraitavano dal balcone perchè alle tre del pomeriggio “a’ gent rorme“. Ha sfondato quella porta e dietro ha trovato il paradiso. E’ bastato attraversare la Puglia, una sosta in Abruzzo e poi la luce. Immensa, avvolgente. Azzurra. Sono tanti i ragazzini dell’hinterland partenopeo a sognare questo palcoscenico e lui li rappresenta, tutti. E’ già un piccolo idolo, perchè non ha mai smesso di essere uno di loro. Lo dimostrano le centinaia di magliette con il suo nome già vendute, addirittura sorpassando due icone come Cavani e Hamsik. I bambini, con quel 24 dietro la schiena, si sentono autorizzati a tentare il tiro a giro o il tunnel al proprio compagno di scuola. Gli adulti, almeno per età anagrafica, cercano nelle sue giocate il loro riscatto, nella sua affermazione la loro vittoria. La vittoria di una terra. La vecchietta, alle tre del pomeriggio, non dorme più. Ammira in tv quel ragazzino diventato uomo e non smette di urlare: “Sfonda il garage, Lorenzino!”.
IL PESO…DEL TALENTO. Non si compra al mercato, non te lo regalano a Natale. La genialità è una dote innata. Un vezzo, certamente. Ma anche una condanna. Ti costringe a meritarla, giorno dopo giorno. Maltrattarla è uno spreco, un affronto divino. Insigne è nella cerchia degli eletti. Deve far brillare questo prezioso rubino. E’ una missione. Sono già troppi i casi, non solo nel calcio, in cui un dono di valore inestimabile non è stato apprezzato e valorizzato. Occorre la maturità di farne buon uso, evitando eccessi. Si potrebbe rivelare una miniera d’oro. Non solo per lui.
IL PESO…DELLE ASPETTATIVE. Non parliamo solo della sua gente, allarghiamo gli orizzonti all’intero movimento italiano. A partire dai suoi compagni e dal tecnico, in molti sono rimasti impressionati dalla sua fantasia nel ritiro di Dimaro. Tanti addetti ai lavori ne hanno supportato la candidatura in prima squadra, reputandolo già pronto per misurarsi con un progetto ambizioso. L’occhio lungo del suo pigmalione Zdenek Zeman, che lo ha sempre stimato, l’ha annoverato tra i primi obiettivi appena giunto a Roma. Ma un po’ tutto lo Stivale del pallone è alla ricerca di nuovi stimoli, depredato di tanti suoi campioni. Punta tutto sui giovani dei nostri vivai, rastrellando genuinità e voglia di stupire, sperando torni a galla quel classico numero 10 ormai sparito dalle squadre di club. In tal caso anche Prandelli una sbirciatina la farebbe volentieri.
IL PESO…DELL’ETA’. Argomento trito e ritrito, lo inseriamo per dovere di cronaca. Basteranno i suoi 21 anni a reggere le pressioni di una piazza esigente come Napoli? Mazzarri ha inserito quest’aspetto tra le maggiori prerogative e, ovviamente, tra i maggiori timori. Non esaltarsi e non abbattersi, questo è il segreto. Con la consapevolezza di avere capitan Cannavaro come ancora di salvezza, avendo fatto una trafila simile al Magnifico. Equilibrio e sapiente gestione di sè stessi, “anche da questi particolari si giudica un calciatore“, parafrasando in maniera leggermente arbitraria il sommo De Gregori.
IL PESO…E L’ALTEZZA. 1,63 cm x 59 kg. Un bonsai di napoletanità. Minuto, impercettibile. Sembra quasi mimetizzarsi con l’erbetta. Ma la perplessità nasce spontanea. Può farsi rispettare un atleta con le sue caratteristiche fisiche contro le difese arcigne di cui dispone la serie A? Il campionato cadetto è un buon banco di prova, ma il salto di livello resta notevole. L’esperienza Giovinco fa ben sperare, ma anche Sebastian ha saputo esprimersi al meglio in quel di Parma. In parole povere, per essere determinanti in squadre come Juventus e Napoli, sfidando avversarie che giocano al massacro, una stazza prepotente può tornare comoda. Per contro, attaccanti tascabili come Insigne devono sfruttare il baricentro basso, la rapidità e l’astuzia per infilare i propri dirimpettai. Anticiparli e sorprenderli innanzitutto con la testa, prima di ubriacarli con le gambe. In fondo è la stessa mitologia a stringerci la mano: tra il furbo e il forzuto sarà sempre il primo a scovare la via d’uscita.