L’Europa non è soltanto il continente pacificato da secoli di guerre e di complotti. Laddove intorno tutto sembra sereno e imperturbabile, dietro, in segrete nemmeno così inaccessibili, pulsano antichi e ancora vivi i battiti di cruente verità. Alcune indecifrabili, per questo più difficili da far scontare alle responsabilità della storia, nella speranza di trovarvi una qualche forma di rimedio. La periferia europea è un altro continente, e con esso si muovono, in perfetta sintonia, tutte le manifestazioni umane riconosciute da seguiti e passioni.
Nel 1890, nell’Impero Ottomano c’erano circa 2 milioni di armeni, sostenuti dalla Russia che incoraggiava il sentimento d’indipendenza armeno, perché, attraverso di esso, avrebbe potuto indebolire l’impero turco. Attraverso i curdi, l’Impero Ottomano iniziò una dura politica di repressione nei confronti degli armeni, degenerando in una persecuzione che causò decine di migliaia di vittime. Dopo circa vent’anni, all’indomani della prima guerra mondiale, l’Impero Ottomano ha ceduto il potere al governo dei “Giovani Turchi”, il quale temeva la presenza armena come possibile alleato dei nemici russi. Intanto, i russi avevano reclutato armeni nel loro esercito e la Francia stava finanziando la lotta armena, incitandola contro il potere centrale turco. La reazione dei Giovani Turchi non tardò. Gli arresti di numerosi intellettuali e autorevoli esponenti della frangia armena, precedettero una persecuzione di massa che, pare, abbia causato la morte di quasi due milioni di armeni. Successivamente, il genocidio armeno perpetrato dai turchi, è stato riconosciuto come la prima persecuzione sistematica della storia, con modalità “pioniere”, che hanno tristemente anticipato quelle della Shoah verificatasi durante la seconda guerra mondiale. Genocidio, quello armeno, che è stato classificato dalla storiografia, in due momenti diversi, che ne distinguono due fasi distinte e separate. Quello di fine ‘800 e quello di inizio ‘900. Decenni di polemiche e tensioni hanno caratterizzato i rapporti, sempre ostili, tra gli armeni e i turchi.
In occasione dei Campionati del Mondo 2010, in Sudafrica, a mettersi di mezzo anche laddove non sembra entrarci, è come al solito il pallone. I sorteggi per i gironi di qualificazione mettono dentro lo stesso raggruppamento Armenia e Turchia. I rapporti diplomatici, raggelati anche dopo la dissoluzione del blocco socialista, adesso dovranno fare i conti con le due date stabilite dalla FIFA per disputare le partite di andata e ritorno. 6 settembre 2008, a Erevan, in Armenia e il 14 ottobre 2008 a Bursa, in Turchia.
Mentre mezza Unione Europea si divide, parteggiando per gli uni o per gli altri, il presidente armeno Serzh Sargsyan compie una mossa politica di rara astuzia. Invita allo stadio Abdullah Gul, presidente turco, a seguire accanto a lui la partita Armenia – Turchia. Gul, che da tempo cerca di ottenere il consenso della UE, non può fare a meno di accettare l’invito, sia pur contro il parere di molti partiti della destra turca, i più ostili e avversi a ogni tipo di apertura nei confronti degli armeni.
Il giorno della partita, lo stadio registra il tutto esaurito. Fuori e dentro l’Hrazdan di Erevan, esercito e polizia fanno sì che un efficiente servizio d’ordine eviti qualsiasi tipo di tensione. Ma non sembra necessario, perché la partita si svolge senza problemi, con la vittoria dei turchi per due a zero, mentre sugli spalti compare pure uno striscione che invita le fazioni a pacifiche intenzioni.
La gara di ritorno, il 14 ottobre 2009, in Turchia, sembra seguire le stesse modalità di svolgimento. Gul invita Sargsyan come questi aveva fatto per la gara di andata. Il leader armeno, però, condiziona l’invito alla possibilità di firmare un protocollo d’intesa, che, anche grazie a un lungo lavoro diplomatico di Svizzera e Stati Uniti, viene ratificato il 10 ottobre del 2009, quattro giorni prima della partita. Sargsyan accetta così l’invito di Gul e si reca allo stadio turco insieme ad alcune migliaia di tifosi armeni. Anche in questa occasione la Turchia s’impone per due a zero, ma ben altri risvolti sembra aver riservato la doppia disputa calcistica tra i due paesi.
Le due partite hanno segnato i momenti ufficiali di un significativo inizio di ricongiunzione diplomatica. L’andata e ritorno, stavolta, pare aver abbracciato oltre cento anni di storia sepolti sotto una coltre nera di orrori e discusse responsabilità. Anche il parlamento italiano, nel 2010, ha riconosciuto il genocidio armeno attraverso una soluzione votata presso la Camera dei Deputati. Successivamente, i rapporti tra Armenia e Turchia hanno subito nuove spiacevoli cadute, fino a non negare le ancora vivissime reciproche riserve.
Al genocidio armeno sono stati dedicati libri, film, documentari, brani musicali, ma nella storia della ricongiunzione, se un giorno essa dovesse realmente avvenire, sarà per sempre ricordata la doppia sfida su un campo di calcio, e non di certo per il risultato.
sebastiano di paolo, alias elio goka
immagine da www.asianews.it