VARGAS. Il cileno è il caso più eclatante. 12 milioni il costo del suo cartellino, prelevato dall’Universidad De Chile. Tanto rumore sul suo acquisto, il vice-pallone d’oro sudamericano era nel mirino di molti top club d’Europa. A Napoli da gennaio, rimpicciolito dalle ugole dei tre tenori e dalle perplessità di Mazzarri, non è riuscito ad integrarsi ed ha visto il terreno di gioco con il contagocce. Ma i sei mesi in Italia sono serviti a farsi le ossa, la società già dal ritiro di Dimaro ha voluto precisare che intendeva puntare su di lui. Certo nelle gare di preparazione al campionato si è visto qualche sprazzo di luce, ma il giovane ha palesato ancora difficoltà di dialogo con la squadra e latitanza in fase realizzativa. Molti club di serie A hanno provato a sfruttare l’empasse ed acquistarlo in prestito. Dal Torino, al Pescara, fino al concreto interessamento del Genoa. L’opzione sembrava la più propizia, anche perchè lo stesso Vargas chiedeva maggiore spazio. Ma improvvisamente l’entourage azzurro l’ha blindato, anche se Preziosi resta alle calcagna. In un caso o nell’altro l’obiettivo è non bruciare un calciatore ritenuto tra gli astri nascenti del suo Paese, evitando di dilapidare il patrimonio speso per strapparlo alla concorrenza con un’eventuale cessione al ribasso.
BRITOS. Altro sudamericano, altro esborso con troppi zeri: 9 milioni di euro versati al Bologna un anno fa. Praticamente fermo ai box lungo l’intero corso della stagione, a partire dall’infortunio patito al Gamper di Barcellona il 22 agosto 2011. Il suo ruolo è il tallone d’Achille del Napoli dal primo anno in A (forse anche prima). Mazzarri ritiene che sia l’uomo giusto per l’investitura e, dopo l’anno sabbatico, vuole arruolarlo nella sua corazzata. E dare un senso a tutte le banconote inviate in Emilia. Ecco perchè a sinistra della difesa a tre Bigon crede di essere coperto e nessun movimento è mai stato attivato. Pensieri condivisibili? Britos è partito titolare in gran parte delle amichevoli precampionato e nella gara di Pechino, denotando alti e bassi. Prestante fisicamente ma con qualche sbavatura da bollino rosso. La condizione non è ancora ottimale e speriamo che la cura Mazzarri fornisca garanzie. Il pericolo di spalmare i danni di un investimento spropositato su ben due stagioni è ben visibile. Non vorremmo uscirne, come si suol dire, “cornuti e mazziati”.
INLER. Il leone svizzero è arrivato a luglio scorso dopo un lungo tira e molla. 16 milioni depositati nelle casse del patron Pozzo. Ma il giocatore li valeva tutti. Il giocatore dell’Udinese, però. Non la sua versione scaricata dal sito di Cristina D’Avena e andata in scena nei primi mesi partenopei. Lento, impacciato, affannato e clamorosamente impreciso. La scossa dopo il gol al Villareal, poi una consapevolezza nata dal confronto quotidiano con mister Mazzarri: il centrocampo a quattro non fa per lui, in Friuli non era abituato ad un’interdizione così dispendiosa. La seconda parte della stagione è certamente più positiva, anche grazie ad accorgimenti tattici, ma il vero Inler si è soltanto annusato. Il nuovo modulo approntato dall’allenatore toscano, il 3-5-1-1, è architettato proprio intorno al fulcro svizzero. Agirà da playmaker davanti alla difesa, si sobbarcherà meno lavoro sporco e potrà dare libero sfogo alle sue geometrie. Finora, anche in Supercoppa, ha balbettato ancora. Attendiamo, però, che carburi. In fondo il Napoli ha fatto follie per accaparrarselo proprio per la qualità delle sue giocate e delle sue intuizioni. Prima di pentirsene inginocchiandosi sui carboni ardenti è giusto non tralasciare ogni possibilità di valorizzazione del proprio operato.
Articolo modificato 24 Ago 2012 - 22:04