Presto nuovamente su questi schermi. «In Italia o in un altro campionato europeo, sto riflettendo». Luca Toni ha chiuso la (brevissima) parentesi negli Emirati Arabi e si prepara a rientrare. È stato uno degli attaccanti più prolifici d’Italia, 244 gol in 521 partite tra campionato e coppe, le migliori stagioni con Palermo e Fiorentina.
Si comincia con il derby del Sud: Palermo-Napoli.
“Mi legano straordinari ricordi a quella città e alla quella squadra. In due anni abbiamo conquistato con il Palermo la serie A e la qualificazione in coppa Uefa. Le strategie di Zamparini sono cambiate: non arrivano più giocatori affermati, ma giovani da valorizzare, probabilmente è l’effetto della crisi economica. Mi piace Sannino: il tecnico ha fatto bene a Siena e può ripetersi a Palermo. Ma in quella piazza, come a Napoli, occorre gestire bene entusiasmi e depressioni: serve equilibrio per lavorare bene”.
Toni è stato vicino al Napoli due anni fa.
“Ci fu una chiacchierata, poi De Laurentiis ha pensato ad altri. Mi sarebbe piaciuto giocare in una squadra di Mazzarri, allenatore che trae il massimo dai suoi giocatori. Non è facile ottenere risultati di prestigio anno dopo anno e squadra dopo squadra”.
Nell’estate 2010 è arrivato Cavani.
“Impressionante, praticamente lui è tre giocatori in uno. Mai visto uno correre tanto, sa fare bene tutto: prima o seconda punta, esterno, terzino. Il Napoli se lo tiene stretto, giustamente”.
Quanti gol avrebbero segnato Cavani e Toni insieme?
“Abbiamo caratteristiche differenti, ci saremmo integrati benissimo e avremmo divertito i tifosi”.
Napoli da scudetto?
“Lo era già nello scorso campionato, ha dovuto pagare dazio per la partecipazione alla Champions League. Può candidarsi perché Mazzarri lavora con questo gruppo da anni, la struttura è collaudata e vincente. Sarebbe stato, il Napoli, sicuramente in primissima fila se fosse rimasto Lavezzi”.
Quanto peserà l’addio del Pocho?
“Tanto, perché lui è abilissimo a spaccare le difese e a servire il pallone buono al compagno. Ma il discorso scudetto non è pregiudicato. Io vedo la Juve sempre in prima fila perché non ha effettuato cessioni e anzi ha preso qualche calciatore di valore. L’Inter si è mossa in questi giorni, il Milan potrebbe mettere a segno un colpo prima della chiusura del mercato”.
Sono andati via fuoriclasse come Lavezzi e Ibrahimovic: la serie A sembra più povera.
“Non è un bel segnale quando i calciatori importanti vanno all’estero. Tuttavia il campionato resta competitivo e bello con squadre magari con meno qualità, però con più grinta e fame. La Juve resta favorita”.
Anche se Conte seguirà le partite dalla tribuna?
“Non so se possa esserci un condizionamento, comunque il tecnico imposta e dirige il lavoro durante la settimana”.
L’immagine del calcio italiano sembra compromessa più per lo scandalo scommesse che per le partenze eccellenti.
“Cose che fanno male. Bisognerebbe essere più veloci e chiari nella individuazione dei colpevoli, senza sollevare polveroni. Ci sono stati calciatori sbattuti per mesi in tv o sulle prime pagine dei giornali con accuse pesanti e poi risultati estranei. È stato il caso di Bonucci e Pepe. Quindi, durezza verso chi ha responsabilità vere e accertate; rispetto e cautela verso tutti gli altri”.
Ci salveranno giovani bravi come Insigne?
“Serviva questo rinnovamento. Ai miei tempi c’era una Under 21 che vinceva tutto, adesso non è più così. Insigne ha qualità, può farsi spazio, anche se non bisogna fare raffronti con Lavezzi, che era un calciatore affermato: questo ragazzo deve avere il tempo per dimostrare quanto vale. Intanto, ha avuto la fortuna di trovare una società e un allenatore che hanno creduto in lui, altrimenti sarebbe rimasto in serie B. Io ho giocato con Destro: ha grandi capacità, farà benissimo. È arrivato il momento di prendere i giusti esempi dall’estero. Nella Bundesliga i ragazzi tedeschi di 18 anni, se bravi, giocano. Da noi no, si privilegiano gli stranieri rispetto ai giovani italiani di talento e non riuscirò mai a capire perché”.
Fonte: Il Mattino