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La cresta nera di Hamsik spazzola la palla della vittoria. Un soffio del suo ciuffone. Il vento sa leggere, e premia il Napoli corretto da Mazzarri dopo il primo tempo in soggezione, e lasciato solo per una volta da un generoso ma inutile Cavani.

Mazzarri ha lasciato il campo carico di dubbi, dopo un primo tempo che gli sarà sembrato un incubo. Un brutto sogno. Ma che succede? Ha visto il Napoli soccombere. Si è sempre vantato del suo gioco innovativo, con difesa a tre ed esterni dalle fulminee ripartenze. La Fiorentina dimostra che il modulo è valido, ma che a tratti sa interpretarlo anche meglio per potenza e creatività, esterni compresi. Tutto comincia proprio con gli esterni. Cuadrado a destra incrocia Zuniga.

Non solo lo travolge, ma converge dal bordo al centro dopo aver superato il suo rivale e connazionale, portando densità in una zona dove sembrano spariti Dzemaili e Behrami, che Mazzarri prova anche ad invertire. Sul versante opposto, Maggio appena richiamato in nazionale con un luminoso Insigne arretra per arginare il mancino Pasqual. Con due esterni flosci come foderi senza spada, la Fiorentina impone solo nel primo tempo la sua supremazia, impone sia possesso palla che ritmo. Suo quindi il dominio del gioco, il Napoli lo interrompe con il solito Insigne. Generoso, geniale, sempre temibile.

E con l’insospettabile Campagnaro che al suo impegno di difensore, svolto peraltro con vigore, se ne attribuisce un altro: prova a sospingere la squadra in avanti con poderose cavalcate. Il suo compagno di reparto, Cannavaro, altro colosso contro un tandem fiorentino insidioso nel solito Jovetic autore di un gol bello e inutile, si sporge nell’area avversaria nella speranza di girare di testa qualche calcio piazzato. Un Napoli così per un intero tempo non se l’aspettava neanche Mazzarri, che aveva appena suggellato la campagna acquisti con elogi alla società, quasi a controfirmare l’opera del suo fidato partner, il sempre sorridente Riccardo Bigon. L’intervallo consente di riflettere: non si può certo scaricare le responsabilità di mezza partita buttata via alle condizioni del terreno, giallastro come un campo appena liberato da balle di fieno.

La Fiorentina d’altro canto gioca con triangoli bassi: nonostante il fondocampo pesante ed ostile per squadra tecnica, dal gioco corto e ritmico. I suoi falsi rimbalzi ingannano il Napoli, e non la Fiorentina. Perché? I disagi sono comunque un atto di accusa per chi ha lasciato bruciare l’erba del San Paolo. Né il Comune né il Napoli se ne sono accorti? Dopo una estate di storica siccità comunque si vedono altrove prati verdi e ben pettinati  come nei giardini reali. E Napoli? Lo strapotere degli esterni fiorentini non determina, ma di sicuro favorisce il dominio della squadra a centrocampo, dove si muovono convinti, compatti, persino più freschi i maturi Borja Valero e Romulo accanto a Pizarro. Deve intervenire Mazzarri e lo fa con saggezza ed onestà. Riconosce l’errore di aver dato a Dzemaili il ruolo di Inler, quindi la delega a coordinare il gioco al centro della mediana, rinnovando fiducia a Behrami che si distingue per la sua stravagante chioma bicolore. È un buon trucco per mettersi in evidenza quando si gioca bene.

Una iattura quando si è in campo come Behrami ieri sera. Il cambio è felice, questa la chiave che Mazzarri indovina. Inler, incattivito dalla esclusione, assume subito il comando. Tutta la squadra sente che i rapporti di forza possono cambiare. Zuniga supera il complesso di inferiorità con Cuadrado, anche Maggio mette il naso fuori dalla sua garitta stanco di fare la sentinella a Pasqual. La squadra si accorge di aver ritrovato equilibrio con Inler. Equilibrio che avverte. Che la rassicura. Al punto di meritarsi anche il gol, attribuito alla cresta nera di Hamsik che sfiora un calcio piazzato da 25 metri. La sua bravura, il suo intuito, il tempismo nell’inserimento convincono la fortuna a mettere gli occhiali. Premia Hamsik ed il Napoli finalmente tonico con una traiettoria che scivola sulla schiena di Borja Valero e fa sbiancare Montella, autore di una impeccabile strategia tattica. Gol che provoca una flessione nella Fiorentina, demoralizzata ma anche stanca, e rimette tutto il Napoli al comando. Non solo Borja Valero, vecchia conoscenza delle sfide con il Villareal in Champions, anche Pizarro tradisce età e fatica. Una loquace regia fa sapere una volta in più che nel primo tempo il Napoli aveva un centrocampo sballato. Il messaggio è consegnato dal secondo gol. Dzemaili, che soffre forse di clausura se costretto in cabina di regia, finalmente libero di assecondare il suo impeto indovina bastonata del raddoppio.

Esaltante il primato in classifica, senza neanche scomodare Cavani, il bomber in vetrina con un cartellino da 60 milioni.

fonte: Antonio Corbo per Repubblica

Articolo modificato 3 Set 2012 - 10:55