Eisern, i volontari dello stadio dimenticato

Hanno applicato al calcio il precetto di Antoine de Saint-Exupery, i volontari che a Berlino hanno ristrutturato uno stadio per la loro squadra. L’impianto si chiama An der Alten Forsterei, che in tedesco vuol dire Alla vecchia foresteria. Un nome che sembra da ristorante di emigranti. “Tutti alla Vecchia Foresteria”, e la sua vicenda è un classico della periferia urbana, della storia, volendo starsene comodi a godersi un caffè nell’ora di pausa, tra un lavoro e l’altro, tra la fatica e la risata col compagno.

Sì, perché una volta è stato un gruppo di tifosi lavoratori che a Berlino hanno deciso di ristrutturare da soli un intero stadio, ridotto piuttosto male dopo i dissesti finanziari della Union Berlino, compagine della Germania anacronistica, di quella DDR prima del muro, di quando l’Europa e il mondo fissarono un giorno un punto al calendario, scrivendo l’origine alla semiretta dell’ignoto e chiamandola Avanti e Dopo Berlino.

Nel 2009 la Union Berlino era riuscita ad approdare nella seconda Bundesliga, la serie B tedesca, superando il girone regionale dove di tanto in tanto si intravede ancora qualche vecchia gloria della Germania orientale, dell’est sospeso tra la domestica appartenenza nazionale e il dominio estero affrancato da nuovi invasori.

Negli anni addietro, prima che tutto fosse com’è, i tifosi della Union l’avevano visto consumarsi poco a poco, quello stadio dove in passato avevano potuto vivere a lungo la rivalità con la Dinamo Berlino, la squadra della Stasi (la polizia segreta). La Union era nata sotto i più buoni auspici, nel 1910, dimostrandosi una delle più valide squadre di calcio di Berlino, e giocando sempre bene al calcio, fino alla divisione del 1961, che avrebbe messo un po’ qua un po’ là le parti di due germanie.

Allora, contro l’indifferenza della stampa, la promesse mai mantenute della politica e una storia impolverata, i tifosi della Union hanno preferito darsi da fare per ridare nuova vita allo stadio del quartiere di Koepenick. Operai e altri lavoratori sono riusciti in un anno a riportare le tribune dell’impianto a uno stato dignitoso e ospitale, appaltando a una ditta specializzata, grazie a un piccolo contributo comunale, giunto molto in ritardo, solo i lavori di costruzione della copertura, operazione troppo delicata per non essere eseguita da un’azienda di professionisti. Chiunque è stato bene accetto per contribuire alla ricostruzione. Chi non aveva esperienza di costruzioni collaborava preparando cibo e fornendo alimentari di vario genere per sostenere il lavoro degli operai. Ma contro ogni pronostico, in un anno, i tifosi della Union hanno compiuto l’impresa. La squadra giocava e loro portavano attrezzi e materiali per il lavoro.

I cartelloni sono stati ricomposti col cartone. Nulla di tecnologico, soltanto il calcio, solo l’animo spremuto intorno al terreno di gioco, laddove l’aria della guerra e della tensione, della divisione e della spartizione, avevano istruito il popolo alla sacralità dei luoghi aperti a tutti. Nella Germania delle grandi squadre internazionali, un frammento di ex Germania aveva ricomposto una bandiera, e l’aneddoto non è di chissà di quanti anni fa. Parliamo del nuovo millennio, del tempo in cui tutto deve essere tirato a lucido.

La Union era sempre stata invisa al regime, a causa delle diffidenze manifestate da molti dei suoi tifosi. Ma questo aveva fatto sì che diventasse una squadra simpatica in Germania, gemellata con l’Hertha Berlino, rappresentativa più prestigiosa. Però, con l’inasprirsi del processo di occidentalizzazione, nonostante la distanza della Union dalla DDR, anche con l’Hertha i rapporti si sono raffreddati. La storia della Union dice così, vuole solo appartenenze autentiche.  

Oggi lo stadio del quartiere di Koepenick non ha più il tabellone in cartone. Un nuovo congegno elettronico ha sostituito quello che adesso è conservato come il simbolo di un’impresa, stretto tra la gradinata dei tifosi e una tribuna. Nel quartiere di Koepeck è conservata una colonnina che reca una lista di duemila persone. Sono i nomi di tutti i volontari che hanno ricostruito le gradinate dell’Alte Foresterei. Gli Eisern, “uomini di ferro”, così sono soprannominati i tifosi della Union, hanno scritto i nomi per conservarsi eterni nella loro impresa. E quello resterà sempre l’albo d’oro più importante nella storia della Union.

L’ha bene parafrasata la regola dell’entusiasmo Antoine de Saint-Exupery, “Se vuoi costruire una nave, non chiamare prima di tutto gente che procuri la legna e porti gli attrezzi. Prima risveglia negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato”.

 

sebastiano di paolo, alias elio goka

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