METAMORFOSI. In poco più di un mese sono stati fatti passi da gigante. Konko, Dias, Biava e Lulic sono tornati ai livelli della passata stagione e costituiscono un pacchetto difficilmente vulnerabile quando sono nelle migliori condizioni. Tanta meraviglia sta destando il terzino Cavanda, utilizzabile su entrambe le corsie, autore di una prova sontuosa in casa del Tottenham. Michael Ciani, francesino prelevato dal Bordeaux, è un ragazzo con grandi doti fisiche e in marcatura può rivelarsi davvero un osso duro. Petkovic sta schierando una difesa a quattro, ma appena avrà arruolabile anche Radu potrà provare la soluzione a tre, che da sempre gradisce di più. Ma l’impermeabilità di una compagine, così come l’eccessiva esposizione a figuracce, non dipende solo dalla retroguardia. Il mister ex Sion ha ritrovato maggiore equilibrio nell’intera fase difensiva, con una disposizione tattica più accorta ispirata al principio del mutuo soccorso. Ledesma come schermo davanti ai centrali è la solita garanzia. A supportarlo si alternano Candreva, Onazi, Cana e Gonzalez, calciatori con propensioni offensive ma anche di grande quantità. Non dimenticando che gli stessi trequartisti Mauri e Hernanes sono geneticamente predisposti al sacrificio. Un impianto di tutto rispetto, una sontuosa portaerei dalla quale può decollare Top Gun Klose.
TALLONE D’ACHILLE. Ma dietro ogni opera d’arte si cela sempre un piccolo difetto. E qui stiamo parlando di un ottimo reparto, lungi però dall’essere ritenuto inattaccabile. Escludendo Konko, gli altri difensori biancocelesti non sono certo dei fulmini di guerra. Possono soffrire molto i ritmi alti e l’uno contro uno in velocità, come accaduto a Lulic nella sfida con Lennon a Londra. L’allenatore serbo ama tenere alta la linea arretrata, operazione rischiosissima quando si incontrano squadre specializzate nelle ripartenze come il Napoli. In fondo, nella gara contro il Grifone, è bastato un rinvio del portiere prolungato da Jankovic per lanciare Borriello in una prateria di 50 metri a tu per tu con Marchetti. La tecnica del fuorigioco deve essere impeccabile, altrimenti le brutte sorprese sono dietro l’angolo. Certo a Napoli l’atteggiamento sarà più accorto. La Lazio, però, è caratterizzata proprio dalla capacità di tenere il pallino del gioco in mano. Se non vorrà snaturarsi, dovrà convivere con il pericolo di scoprirsi e lasciar banchettare Cavani e compagni. Un’ultima considerazione. Biava, Dias e lo stesso Konko sono calciatori molto fallosi, tra i loro maggiori requisiti c’è la capacità di mordere la caviglie avversarie. Con le qualità tecniche e di rapidità dei centravanti azzurri, lo sventolio dei cartellini potrebbe risultare un’altra interessante chiave di lettura.
Articolo modificato 25 Set 2012 - 20:55