So che ci sono due cose che avete fatto anche tutti voi. Inutile fare finta di niente. Inutile mentire. Inutile dire che martedì sera avete visto “Criminal Minds” o letto un buon libro di filosofia teoretica. Inutile dire che quella con la Lazio era una partita senza ricordi e senza emozioni. Inutile dire che 4-3 non vi dice nulla e che “agganciare la juve” non vi ha solleticato. E allora ditelo che anche voi, come me, martedì avete cercato in tutti i modi di far entrare quella palla nella rete giusta e che fino a mercoledì mattina avete visto e rivisto, vissuto e rivissuto in milioni di modi diversi le emozioni di quella partita storica ad un orario improponibile. Ebbene. Lo abbiamo fatto tutti. E lo abbiamo fatto perché in fondo quello 0-0 a Catania ci aveva lasciato un amaro in bocca, degno di un Petrus di altri tempi. Lo abbiamo fatto perché era fondamentale archiviare la pessima prova della domenica e ridimensionare un allenatore che pensa di essere il più forte del campionato. Lo abbiamo fatto perché quando si tratta di rompere le scatole ai bianconeri, timbriamo sempre il cartellino. Lo abbiamo fatto perché guai a dirci che si tratta “solo di calcio”.
Il martedì tutti sul divano a sorridere vedendo un Pirlo sottotono che finalmente dimostra gli anni che ha e che sembra essere tornato il centrocampista che al Milan a fatica reggeva i ritmi delle 200 partite in tre giorni; vedendo solo due tiri in porta, molto timidi per la verità, della Juve e per il resto tanta Fiorentina; tirando un sospiro di sollievo per aver incontrato i viola quando forse non erano ancora ben amalgamati e aver preso tre punti d’oro; comprendendo bene le ragioni di Delio Rossi nel dare mazzate a Liajic…mentre la palla rotolava fuori dalla porta abbiamo tutti pensato che non gliene aveva date abbastanza. E non dite che non è vero. Insomma, i bianconeri riescono a strappare un punto che li rende più umani, ma sempre forti, s’intende, e noi riusciamo a sopravvivere ad una telecronaca di Caressa inascoltabile per quanto è campanilista. Il picco più alto è stato sintetizzare il primo tempo con un “possesso palla solo Juve, Fiorentina dietro la linea del pallone con solo qualche vampata”. Facile pensare che la vampata abbiamo sperato la facesse lui.
Il mercoledì tutti allo stadio. O quasi. Non c’è il tutto esaurito e mi sembra giusto visti i prezzi e l’infrasettimanale. Ma noi ci siamo, come sempre. I colleghi a lavoro hanno tutti una pazienza immensa perché quando c’è il Napoli non si parla d’altro, si va via prima e si torna il giorno dopo senza voce. Abbiamo seguito lo schema alla perfezione anche stavolta.
La voce che gira nel gruppo è “17:30 fuori la curva”. Ovviamente chi l’ha fatta partire arriva alle 18 passate. Ma lo perdoniamo, anche se ha contribuito ad accrescere l’ansia di tutti. Dentro, comunque, lo stadio è quasi vuoto e quindi ci distendiamo su quattro comode file, mentre alla spicciolata arrivano tutti.
Il pre-partita è chiacchiericcio e mangereccio. Con uno di noi in particolare riesco a parlare ormai solo a gesti, perché sempre con la bocca piena. Dolce o salato che sia. Ma lui è solo la punta di un iceberg intorno a noi. Basta alzare la testa e c’è un ragazzino con scodella e forchetta che mangia pasta al sugo. Basta girarsi a destra e c’è una distinta signora con scodella e forchetta che mangia qualcos’altro di non ben definito. Ovvio che qualcuno si aspetti anche che tiri fuori un fiasco di vino e spazzolino per pulirsi i denti. Tra le file invece girano pacchi di biscotti, cantuccini compresi, si capisce! Ed infine panini a volontà. Alle sette e mezza abbiamo già finito le scorte, con chi annuncia che manca solo più di un’ora al fischio d’inizio. E allora siamo pronti per accogliere la proposta di una trasferta. Pescara. Il 28 aprile. Prematuro, dite?! Per carità, per poco non prendevamo pure appuntamento! E addirittura c’è chi ha suggerito di “girarla a ponte del 1° maggio”. Una settimana di ponte, però, sembra in effetti un tantino azzardato. Ma Pescara sia.
Spero vi abbia distratto parecchio, sin qui. Perché è ora che comincia il bello.
Ora comincia Napoli-Lazio.
Il goal a pallonetto pallavolistico di Klose, i 25 arbitri presenti che avevano dotato la fronte di Klose di poteri paranormali e che con la sola forza del pensiero aveva potuto mettere dentro un pallone spalle alla porta e ben contrastato, la mia incazzatura solitaria prima di capire che era stato annullato, De Sanctis e Pandev che si fanno giustizieri della notte per far ammettere a Klose che la sua fronte non ha poteri paranormali, Klose che lo ammette ma solo dopo aver realizzato che la prova tv l’avrebbe fatto convocare nella pallavolo e squalificato dal calcio. E ancora un Cavani fenomenale con le palle complicate e inguardabile con le palle dal dischetto, due goal con il Matador che corre verso la curva a prendersi il nostro urlo e il nostro applauso e un altro con Cannavaro che corre verso la curva per andare, evidentemente, a fare pipì. Quando si dice “pisciarsi sotto dalla felicità”. Ma anche un Pandev con un conto in sospeso con la Lazio: Lotito e i suoi capricci. E anche noi con un conto in sospeso con la Lazio: Cribari e i suoi danni. E poi Insigne, Lorenzo il Magnifico, Lorenzinho, il Nano Maravilla: chiamatelo come volete, ma quel piccoletto è un fenomeno e ce l’ha dimostrato fin dal primo tocco. Sulla finta di corpo i commenti sono stati tanti: dal “gli ha fatto venire un’ernia inguinale” al “l’ha messa incinta senza tocco”. Napoli-Lazio non è stata solo una partita da tre punti. Non è stata solo una prestazione al di sopra della media. Non è stata solo l’annientamento dell’avversario. E non è stata neanche solo raggiungere la Juve al primo posto.
Napoli-Lazio è stata rivedere sorrisi e abbracci e occhi felici. E’ stata riacquistare una fiducia in realtà mai persa veramente. E’ stata ridare un pallone a quel bellissimo bimbo dagli zigomi alti e con la maglia numero sette. È stata riascoltare Petkovic che aggiusta il tiro con: “Restiamo la squadra più forte, ma dobbiamo dimostrarlo sul campo.” È stata finire la serata in compagnia di gente che conosce la passione e l’amicizia e conosce ancora meglio gli effetti benefici di quando queste due cose si fondono e si confondono. Napoli-Lazio è stata tornare a casa alle due, ma voler rivedere di nuovo i goal e le azioni, nonostante le poche ore che restavano da dormire. È stata risvegliarsi con un cerchio alla testa e un sorriso sul volto.
E so che queste cose, come me, le avete fatte anche tutti voi. Inutile fare finta di niente. Inutile mentire. E lo avete fatto perché anche per voi, come me, era fondamentale archiviare la pessima prova della domenica e ridimensionare un allenatore che pensa di essere il più forte del campionato. Lo avete fatto perché anche voi, come me, quando si tratta di rompere le scatole ai bianconeri, timbrate sempre il cartellino.
Articolo modificato 27 Set 2012 - 14:59