Bastava ascoltare cosa farfugliavano sul Napoli ieri i giornalisti delle reti nazionali per accorgersi di questa verità. “Un Napoli mostruoso”, e ancora “Un Napoli devastante“, e ancora “Un Napoli a velocità folle“, e ancora “Un Napoli indemoniato”, e ancora “Un Napoli divino, dilagante“, e per ultimo “Un Napoli celestiale“.
Tutti attributi che ben si addicono alla compagine azzurra, mossa come nessuna da quell’entusiasmo inteso nella sua originaria accezione. E il Dio che la squadra porta dentro di sè è la stessa città, è l’urlo di quei folli sugli spalti che davvero ti fanno diventare un Dio.
Napoli è bacchica, dionisiaca, orgiastica, non apollinea. Preferisce la commedia che corrode, il ditirambo, il salto e il grido. Napoli, il Napoli e i napoletani hanno, e avranno sempre “Un Dio dentro di loro“. Con questo Dio ilare e possente possiamo ancora temere la superbia di un Giove bianconero?
Carlo Lettera
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Articolo modificato 27 Set 2012 - 15:09