Mazzarri è davvero l’anima del Napoli, il talento che fa tutti gli altri talenti, il condottiero per il quale i soldati sono pronti a morire allegri, gettandosi nel fuoco della mischia. Di Napoleoni, di Cesari, di Alessandri la storia ne conta rarissimi esempi, e Mazzarri, in una trasposizione simbolica, ne è un esempio moderno collocato però non sui campi di Waterloo o di Farsalo o di Ipso, ma sull’erba circoscritta di un rettangolo verde.
Non si può perdere Mazzarri; perderlo significherebbe il dissolvimento di una costruzione che ora si staglia magnifica, significherebbe il crollo delle certezze, dell’automatismo che regala serenità. Napoli e il Napoli hanno bisogno della sua grinta, dell’incontentabilità, del suo furore, del suo proteggere dalle intemperie la squadra.
Perderlo significherebbe ricominciare daccapo, e proprio sul più bello. Mazzarri non deve “morire”, questa squadra è Mazzarri, l’ha plasmata lui, è lui che di Cavani ha fatto una belva, di Campagnaro un monumento, di Maggio un missile non convenzionale. I giocatori non sono solo gambe, sono anche testa. E quella testa è gran parte merito dell’allentaore. Abbiamo visto tutti cosa è successo a Catania per aver smarrito la cattiveria e la ferocia. Se Walter andasse via, chissà quante Catania..
No, Mister, lei non deve “morire”
Carlo Lettera
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Articolo modificato 28 Set 2012 - 11:31