A Torino, non ha certo impersonato la parte dell’emigrante con la valigia di cartone, anzi, il buon Ciro ha continuato sulla falsa riga di Napoli, vincendo in Italia e nel mondo con una delle migliori Juve degli ultimi decenni. Anche la nazionale lo ha visto protagonista, prima in campo con 49 presenze, ma anche agli albori della sua carriera, quando, da assistente di Lippi, portò a casa un mondiale che in molti attribuiscono anche alle sue doti umane all’interno dello spogliatoio azzurro, all’epoca una polveriera causa calcioscommesse e relative polemiche, che diventarono come per magia la forza del gruppo. Successivamente, dopo la parentesi poco felice sulla panchina bianconera e qualche anno da opinionista Sky, ritorna ad allenare un club, la Samp, che lo ingaggia al posto di Iachini, fresco di promozione in Serie A.
Ad oggi, Ferrara è sulla bocca di tutti come fautore di un calcio essenziale, tattico e pragmatico, figlio di una mentalità proiettata verso un gioco offensivo ma prudente, sfruttando al meglio il modulo 4-3-3. Domani sfiderà il suo passato, un po’ come incontrare un vecchio amico d’infanzia, al quale hai raccontato tutto di te e che vorresti non aver mai smarrito per strada. Ma il romanticismo non abita più qui, il calcio lo insegna già da qualche decennio, ed anche le amicizie più strette e importanti lasciano spazio alla necessità di emergere e fare risultato. Niente distrazioni Ciro, il Napoli ha imparato a guardare oltre.
Articolo modificato 29 Set 2012 - 09:32