In capo a una partita sofferta, guidata a tratti da una frizzante Sampdoria, il Napoli strappa un successo che conferma primato e ambizioni: sedici punti, lo stesso passo della Juve e la certezza di poter sfidare i bianconeri. D’altro canto il film di Marassi svela ancora una volta qualità da grande squadra: cinismo, cattiveria e costanza mascherano l’occasionale opacità, e non inganni il rigore decisivo, perché dietro c’è una ripartenza coi fiocchi.
PRESSING – Privo dell’infortunato Pozzi e di Maxi Lopez, squalificato, Ferrara ridisegna il tridente offensivo: Eder diventa il centrale, ai bordi avanzano Soriano e il recuperato Estigarribia. A centrocampo, assente Maresca, c’è Krsticic preferito a Renan. Nessuna novità nel Napoli rispetto alla magica serata con la Lazio: stessa formazione e stesso assetto tattico, con Hamsik trequartista dietro Pandev e Cavani. I movimenti dello slovacco, portato ad allargarsi a sinistra, dilatano a tratti la linea offensiva, però l’atteggiamento spigliato non si specchia nell’andamento del match. L’incipit è doriano, con Obiang che lancia e Munari che spinge, Estigarribia che taglia e Eder che s’insinua: un cocktail di gioventù e intraprendenza che cancella la superiorità tecnica azzurra. Nemmeno quando il Napoli trova migliori equilibri – a tracciare il confine è un pallonetto impreciso di Maggio, pescato dall’ottimo Campagnaro – pressing e velocità si attenuano: spesso, per tamponare, arretra Zuniga, modellando la difesa a quattro.
COINCIDENZA – In ogni caso, più che ricami di gioco o palle gol (non sono tali il tiruccio di Soriano né l’aggancio comodo mancato da Gamberini), restano impressi per un lungo tratto contatti rudi e grovigli a metà campo: Behrami si ferisce in un contrasto con Berardi e prosegue con un turbante la partita, piovono cartellini gialli e Mazzarri viene cacciato per proteste. Alcuni provvedimenti appaiono eccessivi, mentre un paio di falli nitidi sfilano impuniti: rischiano grosso, in particolare, Obiang, miglior blucerchiato, e Costa. Cammin facendo, la Samp attenua il ritmo: impossibile, d’altronde, perpetuare l’aggressività che scandisce oltre metà partita, e il Napoli aspetta sornione, sguainando repliche puntuali e urticanti. Esce Pandev, ordinario, ed entra Insigne: vivacità e freschezza per scombinare la partita, e forse sarà una coincidenza ma in un paio di minuti il Napoli la spiana. Hamsik s’invola minaccioso verso Romero, guadagna l’area e Gastaldello l’atterra: il contatto è proprio sulla linea, questione di zolle ma il rigore c’è, Cavani lo trasforma e griffa il settimo gol di stagione.
DESTINO – Brutta botta per la Samp, sotto d’un gol e pure d’un uomo perché l’autore del fallo viene espulso. Ferrara richiama Munari e inserisce De Silvestri per organizzare meglio il presidio – difesa a tre, poi di nuovo a quattro – mentre i suoi ragazzi moltiplicano le energie per occultare l’handicap e inseguire il pareggio. Il cuore non basta per far breccia, l’occasione migliore l’inventa Obiang con una legnata alta da fuori, e il Napoli ha buon gioco nel distendersi, sfiorando anche il gol della sicurezza con Insigne (fendente fuori d’un soffio) e Cavani (punizione intercettata). Esce Hamsik, stanco: tocca a Dzemaili che si sacrifica in copertura, mentre Ferrara s’aggrappa a Poulsen, ma non riscrive il destino del match: le ultime speranze evaporano con una punizione di Eder e un angolo di Obiang disinnescati, mentre Campagnaro scialaqua il raddoppio mandando in cielo su contropiede di Cavani. Napoli in volo e Samp alla prima sconfitta, consolata però da una prestazione incoraggiante.
Fonte: Corriere dello Sport