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Questo verso di una canzone del grande Battisti stasera farà il giro del cervello di molti tifosi. Ma Vargas non doveva estinguersi, andare via in prestito, bidone pagato troppi milioni, ragazzo solo un po’ timido, ma quale razzo!?
Stasera sarà ancora Lui, e noi tutti, dal primo all’ultimo e all’ultimissimo ci metteremo davanti alla Tv soprattutto per vedere Lui, il siluro silurato anzi-tempo. A volte si creano delle sinergie inspiegabili, basta un tratto del volto, un sorriso appena accennato, il modo di guardare le cose, e una persona tra tante (in questo caso un calciatore fra tanti)diventa La Persona, il protagonista fra tante comparse.

Vargas è la stella delle notti, non importa che non farà più gol fino al 2018, per noi sarà sempre quello del triplete, l’indios che contrae il suo volto perché nel cuore ha un peso troppo grande:la gioia del suo primo gol. Gli vogliamo bene in maniera diversa, lo aspettiamo con indulgenza, figlio dalle grandi doti ma dallo spirito incerto.

Che follia il calcio, che abisso il nostro amore per figure di pixel che ci mangiano le emozioni e l’anima. Perché quella tripletta ci ha fatto balzare dalle sedie, in una soddisfazione estrema, fuori luogo? Perché ancora stasera soffieremo sul pallone calciato da Edu, nella speranza che possa il suo volto di nuovo trasfigurarsi nell’orgasmo emozionale?

Perché forse Edu è un mezzo che ci serve, e noi non possiamo confessarci il nostro egoismo. Quando abbracciamo un giocatore, quando intoniamo un coro, non facciamo altro che abbracciarci da soli, cantarci un inno in solitudine-pubblica
Questo è il segreto del calcio, questo è anche il segreto di Edu e di tutti quanti. Non si segna e non si è felici perché si è reso contento “questo straordinario pubblico”. Si è felici perché ci si sente orgogliosi di scatenare il putiferio, di dare vita a urla sovrumane. Tutto inizia e termina nell’egoismo personale. Ma allora le maschere, le auto-menzogne della coscienza?

Anche stasera Vargas esulterà e dedicherà il suo gol ai napoletani, anche noi impazziremo e ringrazieremo il cileno. Deve essere così, non esiste coscienza nei 90 minuti, e d’altronde neanche la vogliamo.

Carlo Lettera

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