I progetti del Napoli per la stagione in corso sono sempre stati chiari: la squadra darà tutto per il campionato, l’Europa League è soltanto una “coppetta” da considerare palcoscenico e vetrina di prova per i giovani e le seconde linee.
Da questo punto di vista, niente da obiettare a scelte societarie e tecniche. Mazzarri è rimasto coerente con le sue, forse contestabili, decisioni: ad Eindhoven è sceso in campo il “Napoli B” che non si è dimostrato all’altezza dell’impegno.
Le motivazioni sono diverse, la principale è che, certamente, anche una panchina composta da campioni, se schierata integralmente in campo, senza un adeguata preparazione, rischia brutte figure.
Ciò che non torna, è che il Napoli non può presentarsi su uno dei campi più difficili in Europa League con una squadra del genere, non per i nomi, ma perché composta da giocatori non abituati ai 90 minuti e a giocare insieme: netta la differenza quando in campo ad entrare sono stati Cavani e Pandev, che, se non altro, hanno dato maggiora convinzione, facendo vedere qualcosa di diverso dal copione della prima ora di gioco.
In senso lato, questo comportamento può essere visto come un insulto al calcio partenopeo ed italiano: non si può essere rappresentati in questo modo. Va bene il turn-over, va bene la priorità in campionato, ma al posto di figuracce meglio schierare la Primavera.
Pensandoci bene, però, quello di Mazzarri non è voluto essere un suicidio calcistico, ma un messaggio ben preciso a società e tifosi: giocano sempre gli stessi perché quest’altri non sono all’altezza.
L’ha detto in qualche intervista? No, sono stati il campo e le sue scelte a parlare:
Fernandez dichiara di voler ricoprire il suo ruolo naturale ed è accontentato. Nonostante la presenza di Cannavaro, infatti, è l’argentino ad essere schierato al centro del terzetto arretrato; prestazione insufficiente, ma il giovane è rimandato poiché trovatosi a dover dirigere una difesa sempre attaccata e non aiutata dal centrocampo.
Dossena non regge più di 60 minuti e anche se al suo posto gioca un destro naturale, un motivo ben preciso c’è.
El Kaddouri va gestito col contagocce poiché ancora non se ne conoscono le qualità.
Infine c’è il capitolo Vargas:
Mazzarri non ha mai nascosto durante quest’estate di voler far partire il cileno, che invece è rimasto dato l’importante investimento societario.
A questo punto il tecnico lo schiera in coppa per far vedere di che pasta è fatto: tripletta contro l’AIK, ma forse è solo fumo. Il talento cileno si scontra sempre con le difese avversarie, tenta la giocata e qualche tocco di troppo, sbaglia i movimenti e talvolta si disorienta nell’undici. Sarebbe giusto far entrare Pandev al suo posto, magari Insigne la giocata la fa. Invece Vargas deve rimanere, non per fiducia, ma perché società e tifosi devono rendersi conto che il giovane ancora non è pronto al calcio europeo con una squadra come il Napoli.
Psv-Napoli è stata la partita dei segnali di Mazzari: non interessa la Coppa ma si pensa solo al campionato, fiducia ai titolarissimi e poche pressioni nella crescita dei giovani poiché, a parte Insigne, pochi ce ne sono pronti al grande calcio.
Resta poi ai tifosi, condividere o no certe scelte, magari con una tazza di caffè al bar, perché, magari, è per questo motivo che l’Italia perde posizioni nel Ranking, magari il Napoli tra le prime 4 in Europa League potrebbe arrivarci, magari la sola intelaiatura della squadra di titolarissimi con qualche innesto e un turn-over equilibrato potrebbe dar la possibilità di trovare il giusto mix, l’equilibrio.
Ma Mazzarri è l’allenatore e finché vince, ha ragione…ah già…ha perso 3 a 0 per la gioia dei mille al seguito.
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Domenico Passaro (twitter: @forevernaples)