Stamattina il nostro mister Mazzarri ai più sembrava l’incarnazione del demonio, la causa prima del declino dell’Italia, delle aziende che chiudono, dell’Ilva che intossica. Un linciaggio emotivo pericoloso, fuorviante, triste nel suo perché. Solo una partita, era solo una partita. Si è perso solo una partita. Certo Mazzarri avrà fatto i suoi errori, e quì nessuno li vuole nascondere. Ma dal particolare non si può scivolare in un baleno all’universale, annullando trionfi e cavalcate, gioie e Lunedì beati.
Forse il problema risiede nell’incapacità di andare oltre il dato immediato, oltre il fatto accaduto. E’ più comodo, richiede meno “dispendio nervoso” giudicare l’istante, il momento. Non ci richiede collegamenti, comprensioni, è emotivamente più economico ma anche più dannoso.
Ma poi tutto questo non è così negativo, o meglio, non ha solo risvolti negativi. L’insostenibile leggerezza del tifoso, chiuso nel momento, consente a costui di esaltarsi come nessun altro,e per lo stesso motivo per cui si abbatte. Una partita vinta, e i giocatori diventano Dei, l’allenatore il vero top-player.
Essere leggeri, rinchiudersi nell’attimo che decreta delusioni o esaltazioni si rivela anche un atto di intelligenza, solo ad una condizione però: che questo modo di contemplare e giudicare gli avvenimenti si arresti solo al cuoio rotondo.
Carlo Lettera
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Articolo modificato 5 Ott 2012 - 12:15