Il calcio più di ogni altra cosa ha una dimensione “futurista”, obbliga l’appassionato a una costante proiezione nel tempo dell’oltre, a bruciare il passato come qualcosa di profondamente eretico. Il tifoso non sa nemmeno cosa è il presente. Gioisce non per l’attimo, ma per quello che accadrà domani, per ciò che domani scriveranno i giornali, per ciò che le tv diranno del Napoli.
Si tende sempre al dopo, si vive per il dopo. Ora si pensa a Maggio, a Maggio si penserà ad Agosto e al calciomercato. In fin dei conti le emozioni non sono altro che idee del futuro, si concretizzano nel momento in cui il presente può collegarsi a un avvenire.
Ora il nostro avvenire si chiama Udinese, ma non Udinese in quanto tale, ma Udinese in quanto tappa verso un futuro ancora più lontano. Giovedì è ormai bruciato nel fuoco di un tempo famelico, Domenica è dietro le tende del cielo.
E quel giorno vogliamo, per quel giorno viviamo, per quel giorno progettiamo incontri e rifiutiamo impegni.
Tutti al S.Paolo tifosi, noi abbiamo dimenticato l’orrore di ieri, non è vero? Tutti al S.Paolo dunque, il nostro sogno non dura lo spazio di una partita, esso è poderoso, divora mesi e stagioni, dura quanto una vita.
Carlo Lettera
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Articolo modificato 5 Ott 2012 - 17:12