Era il più atteso, non ha tradito: una giocata degna di nota, degna del suo genio, e tanto è bastato per regalare al Napoli la sesta vittoria del campionato. La sesta perla da infilare nella collana di un’imbattibilità lunga sin dalla prima giornata. Il sesto acuto di un crescendo che ha regalato agli azzurri il primo posto in classifica insieme con la Juventus. Quella Juve che ora, cioè il 20 ottobre, sarà la protagonista del primo, grande scontro diretto della stagione. E situazione migliore non poteva esserci, per la squadra di Mazzarri: arrivare a braccetto con i campioni d’Italia nel giorno clou è il viatico migliore per sgomberare la mente e provare il nuovo assalto. Beh, allora, grazie Goran Pandev: è quanto gli ha urlato il San Paolo, in piedi spellandosi le mani, domenica all’uscita dal campo nel secondo tempo. Applausi, standing ovation all’uomo che ha propiziato la vittoria con l’Udinese. Sì, ma ora: «Siamo in vetta e vogliamo rimanerci!». Tutto chiaro?
LA PROFEZIA – E allora, il ritorno del re. Del giocatore che Mazzarri ha incoronato leader ancor prima di cominciare la stagione. La prima del dopo-Lavezzi: «La conferma di Pandev è essenziale. La prima pietra su cui fondare il nuovo progetto». Il tecnico fu chiaro con De Laurentiis e il presidente fu altrettanto veloce nel chiudere l’affare con l’amico Moratti: una telefonata, davanti all’allenatore in trepida attesa, proprio nel corso dell’incontro che sancì il prolungamento del matrimonio, e il gioco è fatto. Un gioco bello, interessante, stuzzicante quanto la voglia stessa di Goran: «Un paio di innesti di qualità ed esperienza, e il Napoli può vincere lo scudetto» , disse in piena estate dalle spiagge della Calcidica. Una profezia lanciata in mare con una bottiglia? Si vedrà. Per ora è un sogno costruito passo dopo passo. In silenzio.
LA VITTIMA – Il gol decisivo con l’Udinese, dicevamo. Che è il secondo del campionato di Pandev e il terzo della stagione, dopo la rete, bellissima, rifilata proprio alla Juve a Pechino nella maledetta finale di Supercoppa. Una squadra, quella di Conte, che al macedone piace tanto, ma proprio tanto colpire: i suoi primi graffi in maglia azzurra, infatti, arrivarono proprio contro la Juventus al San Paolo, nel campionato precedente. Uno-due spettacolare, salvo poi arrendersi alla delusione del rocambolesco 3-3 finale. Prodezze importanti ma, finora, mai decisive: ecco, bisogna invertire il trend. Magari già all’Olimpico dopo la sosta per gli impegni delle nazionali.
ATTENZIONE – Nella fattispecie, Pandev guiderà la sua Macedonia, con la fascia di capitano al braccio, venerdì a Skopje nella sfida con la Crozia, e poi martedì 16 ottobre, ancora a Skopje, con la Serbia. Due derby della ex Jugoslavia validi per le qualificazioni al Mondiale brasiliano 2014. Due occasioni importanti, per l’attaccante azzurro, che però hanno costretto Mazzarri a chiedergli cautela: «E’ uscito con un piccolo risentimento, era arrabbiato per questo: nessun caso, per carità. Ora spero che in Nazionale stia attento. Lui come gli altri ragazzi», ha detto il tecnico dopo la vittoria con l’Udinese, stuzzicato sull’umore di Goran al momento della sostituzione.
LA GIOIA – Il modo migliore per salutare tutti, comunque, è stato proprio riassaporare la gioia di un gol che mancava dalla partita con il Parma del 16 settembre: giochetto di prestigio e palla in buca, cioè alle spalle di Brkic, con un colpo da biliardo di destro. Che non è neanche il suo piede prediletto. «Felice per la rete decisiva che ci ha regalato tre punti, ma soprattutto sono contento per la vittoria». E’ soltanto una parte del messaggio pubblicato ieri sulla sua pagina Facebook ufficiale. Una parte. La più bella è la seconda: «Siamo ancora in vetta e vogliamo rimanerci!» . La Juve è avvisata. Arrivederci a presto. Molto presto.
Fonte: Corriere dello Sport
Articolo modificato 9 Ott 2012 - 14:26