L’ultima puntata della soap “Risparmi d’amore” riguarda Gigi Buffon. Un affaticamento muscolare, inizialmente veicolato come raffreddore, costringerà il numero uno azzurro a saltare la sfida con la Danimarca. Al suo posto tra i pali andrà Morgan De Sanctis, ci andrà col sorriso sulle labbra e dimostrando tutta la sua professionalità. C’è poco da fare, la dietrologia è scattata anche qui. Lo juventino può mai decidere di dare forfait per ricaricare le batterie in vista del Napoli? Patetico. Chi conosce solo un po’ di calcio sa bene quanto i portieri preferiscano essere in campo in qualsiasi impegno. Mantenere in tensione muscoli e cervello in quel ruolo è determinante.
Ormai, però, le dicerie spicciole hanno preso il sopravvento. Qualcuno ha perfino insinuato calcoli aberranti sulla data del parto di lady Maggio, che ha costretto Christian ad abbandonare temporaneamente il ritiro della Nazionale. Tra l’altro era pressochè certo che l’esterno azzurro si sarebbe accomodato in panchina stasera a San Siro. Roba da matti.
Rocambolesca reazione a catena innescata dalla telefonata Conte-Prandelli, con le “raccomandazioni” del tecnico bianconero sulla tutela dei suoi calciatori. La seduta d’allenamento differenziata riservata al pacchetto juventino ha scatenato il putiferio. Un favoritismo latente che ha scosso anche De Laurentiis. recriminazioni sull’accaduto in una chiacchierata con il presidente Abete. Nel frattempo il buon Cesare azzurro si infuria e vuole le beghe della serie A fuori dal ritiro di Coverciano. Veleno iniettato endovena alla credibilità del nostro sistema, rischiando un letale effetto boomerang proprio sul club partenopeo. Bigon ha provato a tamponare: “E’ normale che le società discutano con Prandelli“. L’interrogativo è un altro e nessuno ci ha pensato, travolti dall’onda anomala dei sospetti: è lecito che un allenatore squalificato, bandito da ogni competizione, possa dare direttive al ct della Nazionale? La riverenza nei confronti del potere ha messo le tende in questo Paese.
L’incipit di una focosa vigilia ha prodotto la sua naturale evoluzione. Dubbi sulla sostituzione di Pirlo contro l’Armenia, sull’espulsione a tempo scaduto di Vidal in Ecuador-Cile, sull’ammonizione a Pandev che salterà un match dal sapore nazionalistico tra Macedonia e Serbia. Coincidenze, magari anche strane, ma vivisezionate faziosamente. C’è da riflettere. Innanzitutto sulla pochezza dei media in assenza del campionato. Il 20 ottobre si affrontano le prime della classe e deve tenere banco quell’incontro ad ogni costo, enfatizzando pericolosamente una rivalità già particolarmente succulenta. Il resto è noia, basta leggere le prime pagine dei maggiori quotidiani sportivi.
D’altro canto Juventus e Napoli si temono, saltellano sull’ansia da prestazione indagando l’una nei meandri dell’altra. Ma è il campo il giudice supremo e il Napoli non deve staccare la mente da quei novanta minuti. Si può pensare di essere scaltri, studiare stratagemmi per favorire la preparazione, ma la resa dei conti è tra quattro giorni. Bisogna evitare di caricare troppo l’attesa e, soprattutto, fornire alibi nel malaugurato caso di una cattiva prestazione.
Chiosa finale sull’Italia. Nella Penisola dei “pallonari”, l’undici azzurro è avvolto nella bambagia solo quando affronta Europei e Mondiali. Nel corso dell’anno, invece, è vissuto come un intralcio alla stagione da società, tifosi e dagli stessi professionisti, malgrado le dichiarazioni di facciata. Il rispetto che Prandelli esigeva per il suo lavoro nelle parole scandite dopo la finale contro la Spagna si è sbriciolato al primo ostacolo. Non è giusto screditare il ruolo di chi ci rappresenta nel mondo. La Nazionale deve suscitare passione, non raccattarla. Se si pensasse ad un periodo stabilito in cui inserire tutte le soste per le gare di qualificazione, magari variabile per favorire tutti i Paesi? Non gocciolando qua e là per il calendario consentirebbero una programmazione più strutturata, evitando la possibilità di intromettersi alle spalle delle partite di cartello. Ma deve scendere in campo la Fifa e sarà difficile smuoverla dal suo comodo sofà. In fondo l’International Board, allarmato da più parti sulla necessità della moviola in campo, è stata capace di detronizzare il direttore di gara e consegnare porzioni di autorevolezza nelle mani degli arbitri di porta. Cambiamento epocale. Incamminarsi verso il futuro con il passo del gambero.