Carmando: “Il Napoli domani come Diego ieri: Prendiamoci lo scudetto”

Salvatore Carmando è stato per tanti anni la colonna portante del Napoli. Un grande massaggiatore ma soprattutto una figura storica della società partenopea che per tanti anni ha massaggiato e messo in piedi tanti giocatori azzurri reduci da infortuni. Oggi il nuovo Napoli lo proietta indietro nel tempo, ai tempi di Diego, quando quel Napoli strappò dalla maglia della Vecchia Signora il tricolore per far esplodere di festa un’intera città. Ecco riportata l’intera intervista dell’ ex massaggiatore azzurro al Corriere del Mezzogiorno.

«Entriamo in campo e vinciamo. E’ qui che si decide il campionato». Sembra domani, ore 18, poco prima dell’ingresso sul rettangolo di gioco dello Juventus Stadium. Invece è il 9 novembre del 1986. Il campo è il vecchio Comunale di Torino, ma sul prato s’incrociano sempre quelli in maglia bianconera e azzurra. Quello era il Napoli del «D10s», il re partenopeo venuto dall’Argentina. E le parole sono copyright di Maradona. «Pronunciate prima che la squadra uscisse dagli spogliatoi — ricorda Salvatore Carmando, una vita passata da masseur del Napoli e del Pibe de Oro — la voce di Diego servì per caricare ancora di più i compagni. E quel pomeriggio i ragazzi scrissero la storia».

A distanza di 26 anni la partita tra Juventus e Napoli potrebbe segnare un destino analogo?

«Vedo molte similitudini tra quel torneo e questo campionato. Certo, allora c’era Maradona in un grande gruppo, ma oggi vedo una squadra davvero competitiva. Che è sicuramente la più forte della serie A. E i calciatori lo stanno dimostrando con grande umiltà».

Grazie anche a Mazzarri?

«Io ne ho visti tanti di allenatori. Molti grandissimi. E Mazzarri mi piace davvero molto, è un vincente. Uno che non molla mai».

Perchè fu particolare quella vittoria del 1986?

«Non è servita soltanto a spianare la strada verso il primo scudetto. E’ stato un vero e proprio salto di qualità per il Napoli. Che ha capito proprio in quei momenti, con una grande rimonta, che qualcosa era cambiato. Che lo scudetto era davvero più vicino nonostante ci fossero ancora tante partite da giocare. Poi le gare contro la Juve non sono mai state semplici sfide calcistiche».

Probabilmente in quegli anni il confronto tra Nord e Sud era ancora più accentuato.

«La tensione non era solo sportiva. C’era da affrontare la forza del Nord, rappresentava una sorta di rivalsa e soprattutto la possibilità di dare una soddisfazione ai tanti emigrati che avevano lasciato il Sud per lavorare lontano da casa».

Come dimenticare l’1-0 del San Paolo. Rete di Maradona.

«Anche in quella occasione Diego fu profetico. Prima della partita disse: oggi faccio gol a Tacconi. E che gol quello su punizione da posizione impossibile per qualsiasi essere umano».

In quegli anni era la Juventus a temere il Napoli. E adesso?

«E’ lo stesso. La Juve ha paura, lo si percepisce chiaramente. Per questo il Napoli non deve avere alcun timore reverenziale nella sfida di domani».

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