Nessuno può sfuggire a ciò che è, e ieri ne ho avuto un’ulteriore riconferma. Mi ha sempre affascinato il giocatore Pandev,ma ancor di più l’universo spirituale che agita la posizione nel mondo e nel campo del grande Goran.
Pandev si nutre vorace di entusiasmo, è il tipico carattere che in un’ebbrezza rivoluzionaria s’imporrebbe come centro catalizzatore di coscienze. E’ fragilmente dipendente dagli uomori esterni, ha bisogno di armonie e di consensi, di sentirsi speciale, in un certo modo indispensabile. Più che trascinare deve essere trascinato, ma se trascinato diventa il primo dei trascinatori.
Così mi spiego il suo inspiegabile grigiore delle ultime partite, così ho cercato di giustificare la mia ingratitudine di tifoso. Pandev “risente”, cioè sento due volte, sente il doppio, il clima di incertezza della squadra, lo spegnersi di quel sogno tricolore che gli aveva arsi gli occhi e stremato il cuore. Oggi il macedone è inghiottito da una realtà di assenze e di medietà che il suo carattere non tollera. Ma non sa ribellarsi a questo stato di cose, e decide di adeguarsi.
Ecco il suo passaggio controllato, il suo stop mancato, il suo filtrante che non incide. Ecco il suo sguardo spento e i suoi battiti lenti. Goran non può essere l’uomo dello schiaffo che risveglia, la natura l’ha voluto diverso, l’ha voluto così com’è, straordinario nell’eccellenza, mediocre nella sufficienza degli altri.
Carlo Lettera
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Articolo modificato 1 Nov 2012 - 13:05