A doverlo dire senza dati alla mano, non lo avremmo mai immaginato. Eppure, gli azzurri si sono protratti in quello che potremmo dire uno “sforzo che non si direbbe”. L’eloquenza dei risultati è chiara, nelle due gare contro Chievo e Atalanta si è tirato in porta come non mai (tredici volte) e soltanto l’imprecisione prima e la bravura degli estremi difensori Sorrentino e Consigli hanno evitato al Napoli di mettere a segno un maggior numero di reti. Quello che a tutti sembrava scontato, non lo è per nulla. Non è il gioco il problema degli azzurri, non è il creare le azioni pericolose che manca a questa squadra, non è di sicuro la capacità di trovare manovre utili a scardinare le difese avversarie il pezzo mancante nel puzzle che divide la squadra di Mazzarri dalla tanto agognata “rete“.
E’ piuttosto palese che la squadra sia orfana del clone del matador, non che si possa trovare facilmente su piazza, per carità, ma è più che probabile che la tifoseria si accontenterebbe, per ora, anche di un “bomber a mezzo servizio“, una figura che aiuterebbe a respirare anche in assenza dell’ossigeno che Cavani eroga continuamente al team, l’uomo a cui si chiederebbe di sostituire degnamente l’uruguaiano quando ci saranno momenti in cui non si potrà contare su di lui.
Non serviranno gol a grappoli, non è necessario buttarla dentro ad ogni occasione, ma sarà decisamente abbastanza chiedergli di mettere in rete qualche palla importante, quelle reti utili a raddrizzare le situazioni critiche, ergo la gara di Bergamo, vero e proprio esempio di “vorrei ma non posso“, gara che interpreta pienamente la risposta al momentaccio degli avanti partenopei; con Cavani out, Pandev fa fatica a trovare da solo la combinazione delle casseforti avversarie ed Insigne non ha ancora abbastanza fiducia in se stesso per potersi caricare sulle spalle il peso della responsabilità realizzativa. Il risultato? si ha troppa necessità di Cavani e poca predisposizione a sostituirlo degnamente. Creare azioni da gol non sempre significa riuscire nell’intento di finalizzare. Al momento, il Napoli è l’esempio più calzante.