È troppo presto per dire che il giocattolo si è rotto ma forse è troppo tardi per ammettere gli errori compiuti nelle ultime settimane nella gestione del gruppo azzurro e degli impegni di campionato e di Coppa; sono anzi sicuro che nessuno confesserà le leggerezze esibite in Europa League che hanno provocate sconfitte sciagurate, deleterie per lo spirito di un Napoli che conoscevamo guerriero e incontentabile. La sconfitta di Bergamo è stata forse un incidente di percorso, come qualcuno dice, ma alla luce del penoso pareggio offerto al Torino suggerisce riflessioni più amare: non si è rotta la squadra ma l’incantesimo che faceva grandi i Tre Tenori, ardita la manovra di contropiede e solido l’impegno difensivo. Il Napoli non s’era mai accontentato, ha cominciato a farlo a Torino, quando ha pensato di chiudere senza danni il confronto-verità contro l’inesauribile Juventus e la riprova è venuta dalla scelta aggressiva che ha fatto Stramaccioni avendo sì un’Inter in crescita ma ancora non a livello del gruppo bianconero, eppur talmente sorprendente da far saltare l’impianto allestito da Conte; tutti parlano del coraggioso tridente (irresponsabile secondo qualcuno) esibito da Stramaccioni, pochi hanno considerato la scelta tutta “italiana” di riferirsi a tre punte non dedite solo all’attacco ma anche al contrasto a centrocampo; esemplare il comportamento di Palacio che ha reso difficile la vita a Pirlo ed è andato anche in gol: a Hamsik non è riuscita la stessa impresa, forse aveva avuto altri compiti. Poche ore prima di affrontare il Torino, Mazzarri ha precisato di voler portare a casa solo punti, cinicamente, non meriti estetici, non applausi per lo spettacolo: andato in gol subito con il suo magnifico Matador, il Napoli non solo non è riuscito a chiudere la partita com’era nelle sue obiettive possibilità ma ha cincischiato fino al punto di favorire lo sciagurato svarione di Aronica che non è, non dev’essere l’unico responsabile della dannosa spartizione di punti con il modesto Toro del buon Ventura. Fino a quando stava vincendo, a cinque punti dalla Juve, a due dall’Inter, mi dicevo che si trattava di una situazione ideale: nessun problema aver davanti i nerazzurri, ottima l’opportunità di farseli alleati per mettere in difficoltà la Juventus; con la classifica di oggi c’è da preoccuparsi non solo di chi sta davanti, di un possibile minaccioso dominio delle due tradizionali Nemiche, ma di chi arriva alle spalle, ovvero quella Fiorentina che Vincenzo Montella ha fatto bella e forte e vincente. Montella e Stramaccioni: con l’aria che tira li chiamerei i Rottamatori del Pallone.
Fonte: ilroma.net