Un vecchio e arguto proverbio recita “a voler tirar troppo la corda prima o poi si spezza“. A Christian Maggio sembra calzi a pennello, soprattutto considerando che stasera una bordata di fischi ha accompagnato la sua uscita dal campo. Non gira più come una volta, e fosse soltanto questo. Svogliato, abulico e dissoluto, impreca contro la sorte e la sventura, e mai contro se stesso e il proprio stato approssimativo, sia fisico che mentale. Una pericolosa fatalità,in concomitanza di un periodo di appannamento di una squadra in difficoltà quando si tratta di essere spietata.
Che sia la nazionale ad esporre il giocatore ad un eccessivo spreco energetico? Di solito la maglia della propria nazionale dovrebbe stimolare a far sempre meglio, per non uscire da un gruppo di elite, che rappresenta i migliori sul panorama nazionale. Ed invece no, al “Maggio nazionale“, si contrappone uno nostrano che soffre i grandi eventi, le occasioni importanti, che fallisce spesso quando gli si chiede di non fallire. I grandi giocatori sono tali in ogni situazione, poi è chiaro che a tutti capita il più classico dei “momenti no”, ma a Maggio sembra sia caduto addosso uno strano alone di mediocrità che lo sta spingendo a scendere in campo con un atteggiamento che oggi non è utile alla causa azzurra.
Serve immediatamente una inversione di tendenza, c’è bisogno di supportare il ragazzo, questo è ovvio, ma nel contempo capire anche se sia o meno il caso di farlo rifiatare, proponendo il buon Giandomenico Mesto, che è sembrato anche stasera in palla per proporsi da titolare. Spetterà a Mazzarri valutare, ma è chiaro che qualcosa bisognerà pur inventarsi per scrollare di dosso a Christian una piccola crisi che lo sta allontanando dalla vecchia nomea di “quarto tenore“. Anche i grandi stonano.