Molti addetti ai lavori hanno semplificato il quadro, riducendolo a una banale stizza di un permaloso che punto nella falla ha reagito attaccando, irrigidendosi per circumnavigare critiche, domande tendenziose. Mazzarri è parso quindi il solito, il solito dei luoghi comuni, di coloro che non sanno travalicare i tralicci delle loro convinzioni, di coloro che non sanno e non vogliono riconoscere “la ragione degli altri”.
Ma davvero possiamo credere che quell’atteggiamento è figlio di un carattere che non sa stare al gioco e che non tollera le critiche?
Io non lo credo; la natura umana tende a semplificare per risparmiare fatica, scompagina la complessità solo per l’arroganza di poter dire “Ho capito tutto“. Ma che hanno capito? Non che voglia presentarmi come il Torquemada dei dogmatici per cadere io stesso nella trappola del dogmatismo; ognuno ha la sua idea e la deve esprimere, perché chi ha un’idea e non la esprime allora significa che la sua non era un’idea.
Ma quando quell’idea si ferma alle mura della città, senza avere il coraggio di gettarsi nella selva del dubbio e dell’interrogativo, allora quell’idea per me è solo surrogato e scorciatoia del cervello.
Si è semplificato un po’ troppo, ci si è rifatti alla vecchia logica del 2+2 fa 4. Credo invece che i fatti siano più torbidi, più convulsi e “seri”.
Mazzarri non tollera che dal Napoli si esiga di più. Non tollera che il secondo-terzo posto sia vissuto come un’infamia e un’incapacità, non tollera di non poter dire che avrebbe voluto questo e quest’altro giocatore. Si sente defraudato del suo mito, misconosciuto nella sua impresa “impossibile”. Mi chiedo: “Chi farebbe meglio a Napoli con questi calciatori“? Ma davvero crediamo di valere, come valori tecnici, la Juve? Tolti Cavani e Hamsik, il resto è buono, non eccellente. Chi guarda la Juve non può che ammettere una superiorità di palleggio devastante rispetto al centrocampo del Napoli.
Chi guarda la mediana della Fiorentina non può che gettare la maschera e strapparsi dal volto le illusioni. Siamo noi stessi i nostri carnefici dell’anima, oscilliamo tra la santificazione e la bestemmia, tra l’acclamazione e il ripudio. Mazzarri non può fare di più, non che non sbagli, ma come risultati complessivi ha fatto davvero miracoli. E chi ha compiuto un miracolo sente di essere santo e quindi “inattaccabile”.
La rabbia di Mazzarri è figlia di un furto: la sottrazione del merito. Sempre più convinto della sua partenza a Giugno, fosse solo per avere dalla sua la soddisfazione di un riconoscimento postumo, quando a Gennaio del 2014, fermo restando l’attuale rosa, navigheremo su altri lidi, meno gloriosi e più grigi.
Carlo Lettera
Riproduzione riservata
Articolo modificato 22 Nov 2012 - 14:54