E’ vero, la provincia, la periferia partoriscono un nuovo vergine, non contaminato dalle mode, alleggerito dal chiasso e dall’alta cultura che spesso sanciscono separazioni. Ma l’uomo cresce insieme a un fantasma bestiale, l’ombra della gloria. La gloria si gloria della gloria, e per essere autentica ha bisogno dell’aria aperta, della vastità di orizzonti che il termine provincia prontamente mortifica.
Se Napoli è provincia inserita in un contesto nazionale, la Nazione è provincia se inserita in uno scenario europeo. A sua volta un continente è provincia se inquadrato nel sistema mondo, e il mondo provincia se ingabbiato in una logica universale.
Ecco il motivo appeso al filo della logica che vorrebbe un Napoli protagonista in Europa. Vogliamo essere capitali, non province, e per esserlo il nostro nome deve essere pronunciato da tutte le lingue del mondo, felici della superbia di Nimrod e della nascita della confusione babelica. Avanti Napoli, alla conquista dell’Europa. Cesare non si accontentò della sua provincia gallica, Napoleone disdegnò l’asfissia della sua piccola Francia, noi ricordiamo ancora il trionfo di Stoccarda.
Non è forse un piacere immenso vedere titoloni su Marca, AS, l’Equipe? Mai li vedremo se non ci affermeremo sul continente. Essere primi in Italia oppure lottare fino alla fine per conquistare un pezzo d’Europa? Noi italiani ragioniamo in maniera conservativa, mediocre. A noi importa il campionato, il più bello del mondo, il più difficile bla bla bla bla…Poi ci misuriamo con gli eserciti europei…e ci fanno battere in ritirata, a sognare nella ostra provincia italiana.
Basta, io non ci sto. E a chi mi ricorda la fine di Napoleone alla conquista della Russia, io replico “Apri i libri di storia, non si parla d’altro che del suo maestoso sogno”
Alla conquista dell’Europa ragazzi. Noi non vogliamo essere provincia, ma capitali furiose e orgogliose.
Carlo Lettera
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