Italo Cucci: “Il Napoli si chiama Edinson Cavani”

La vittoria si chiama Cavani. Il Napoli si chiama Cavani. Quanto vale, questo ragazzo dotato di classe come i grandi campioni e di generositá come i grandi gregari?

Cento milioni – diceva De Laurentiis: ma non c’è mercato, non c’è valutazione o prezzo che possa comprendere tutte le sue virtù esibite sempre, nei match di cartello o in partite di taglio modesto come questa vinta sull’Aik che a Stoccolma ha giocato per la storia, e c’è quasi riuscito, imbrigliando il gioco degli azzurri per più d‘un’ora, mettendo a nudo tutti i difetti del solito Napoli europeo mai diventato vera squadra; ma nulla hanno potuto, i possenti svedesi, contro il Matador che è riuscito a strappare una prima pagina come martedì sera Quagliarella e Vidal, come mercoledì sera El Shaarawy e Mexes con quel gol magico.

Sì, cari amici, è bello esser cronisti di tanto evento come fu stagione felice quella firmata da Diego Armando Maradona che abbiamo tanto raccontato. Non si fanno confronti fra i due campioni, ma mi pare giusto dire che quello era l’Oro di Napoli, una squadra di alto livello, e questo è l’oro della generosità, della passione, della classe immensa di un uomo che può da solo risolvere i problemi piú ardui: al 93’ avete visto come Edinson ha voluto fortissimamente la vittoria, senza gesti plateali, drammatici, ma con la sicurezza di chi sapeva di poter compiere il miracolo. Non ha cercato il rigore, sono stati costretti a falciarlo e a dargli l’opportunità di firmare un successo che si chiama Europa e restituisce al Napoli la dignità ch’era andato perdendo prima a Eindhoven, poi a Dniepropetroskj.

Valga da lezione, questa straordinaria esaltante vittoria: e non solo per tentare di portare a casa una Coppa dopo decenni di digiuno ma per ridare ali alla squadra impegnata in campionato con alterne fortune, nonostante abbia migliorato la posizione di un anno fa. Guai ripensare al turn over, si prenda Cavani come esempio totale per tutti i compagni: il fuoriclasse che potrebbe chiedere di risparmiargli tutte le battaglie è quello che per primo combatte senza risparmio, di forze, passando dalle retrovie a dar manforte a una difesa spesso traballante, eppoi al centrocampo e infine nella zona di destinazione dove ieri sera ha fortunatamente trovato la collaborazione di Vargas. Era un Napoli attendibile, quello finalmente schierato da Mazzarri, anche se ha avuto miglior sorte la formazione con Inler, capace di resistere in dieci ai furiosi assalti avversari; mentre poco ha potuto fare Hamsik, entrato in partita senza la bussola che da sempre lo guida e lo fa luce del gioco. Buone anche le prove di Britos e di Dzemaili, autore del primo prezioso gol. Il Napoli ha sofferto molto ma proprio questa impressione di debolezza gli ha dato l’orgoglio e la forza di ribaltare una situazione che pareva compromessa. Come il Milan, uscito alla grande da un confronto che pareva chiudersi negativamente. Anche lì un trascinatore, il Faraone. Ma permettete, il Matador e un’altra cosa.

Fonte: Italo Cucci per il Roma

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