Ha sfiorato una rete, si è mosso bene e ha mostrato finalmente personalità.
Manca solo quel quid in più, ma l’atteggiamento è stato quello giusto.
È sicuramente è apparso più sveglio, più presente nelle azioni, meno avulso dalla manovra.
Si dà da fare Vargas, ci prova in tutte le maniere, ma, contro una difesa fisica come quella svedese è difficile trovare spazi.
Le palle servite dai compagni sono quasi tutte sporche e mettergliela tra i piedi non è una buona idea. Occorrerebbe offrirgliela in velocità, ma non è facile. Ecco, quindi che il cileno arretra, gioca da prima punta e torna per far salire la squadra.
È apparso più ispirato e volitivo, rispetto alle altre partite. Mazzarri gli chiede di giostrare tra le linee, compito che Vargas esegue bene. Anzi, recupera bene due contrasti con gli avversari.
L’approccio è quello giusto, sta bene e la prestazione inscenata ieri lo dimostra.
La squadra si abbassa troppo e subisce il pareggio, dopo il vantaggio firmato da Dzemaili.
A questo punto diventa tutto più difficile per gli azzurri che calano vistosamente.
E per il cileno gli spazi sono più chiusi. Fa pressing, si getta su ogni pallone, ma è tutto il Napoli che non lo supporta.
Nella ripresa c’è ancora un Vargas volitivo che mette in seria apprensione la retroguardia svedese.
Il capitano dell’Aik, Johansonn, però, è un osso duro per Turboman che perde tutti i duelli fisici.
Diverse sono le azioni di cui si rende protagonista che attestano che il cileno sembra essersi inserito meglio negli schemi di Mazzarri.
Edu resta lucido fino alla fine e va anche a pressare gli avversari con cattiveria, tanto da meritarsi i moniti di Behrami che lo esorta, più volte, a stare calmo per evitare il cartellino rosso.
Il finale è un crescendo. È proprio suo il passaggio per Cavani che subisce un fallaccio in area: rigore e Napoli in vantaggio. Alla fine anche il cileno ha di che festeggiare.
Il Napoli vince. E Vargas convince.
E sensata si rivela la scelta di Mazzarri di tenerlo in campo fino alla fine.
Vargas che si dimena, lotta e s’impegna, per non rimanere ancora e sempre sopraffatto dalle critiche, da quel continuo ed incessante susseguirsi di: “Non vale il capitale investito dal Napoli” e concetti affini che sovente hanno, senza dubbio, concorso, ad ostruirne le prestazioni in campo.
Il macigno più arduo contro il quale il cileno è stato chiamato a dimostrare il suo valore è sempre stato, principalmente, rappresentato dal severo metro valutativo, utilizzato dalla piazza partenopea per calibrare le potenzialità di coloro che vestono la maglia azzurra, quella medesima maglia capace di suggellare un talento come una corona, ma anche di comprometterlo, gravando su di esso come un tedioso fardello.
Vargas intravede e lascia intravedere la luce e per comprendere cosa farne di lui, affinché possa rendere al meglio delle sue potenzialità, sarebbe il caso di battere il ferro adesso che è caldo.
Soprattutto perché è stato in grado di arroventarsi nella gelida Stoccolma.
FONTE: CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
LUCIANA ESPOSITO
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Articolo modificato 23 Nov 2012 - 16:00